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ORIGINE del CASTELLO DI COSTACCIARO | ||
Come è noto il castello di Costacciaro fu fondato dal comune di Gubbio attorno alla metà del XIII secolo. La documentazione conosciuta e quella acquisita di recente non hanno però permesso di stabilire se il castrum sia stato realizzato ex novo oppure siano state riutilizzate precedenti costruzioni. La questione, dunque, resta ancora aperta. Per meglio inquadrare il periodo storico o perlomeno per tentare di individuare le ragioni che spinsero il comune eugubino a costruire Costacciaro è necessario riassumere per sommi capi la situazione in cui si venne a trovare Gubbio attorno alla metà del XIII secolo, soprattutto in rapporto al comune di Perugia che sempre impedì agli eugubini di espandersi verso i propri confini o verso quelli dei suoi più o meno periodici alleati (Cagli, Sassoferrato, Gualdo, Nocera). Già nel XII secolo la storia dello sviluppo del comune di Gubbio appare strettamente legata a quella del comune di Perugia. Richiamato brevemente alla memoria il conflitto contro le undici "città" nemiche citato dal beato Giordano nella "Vita di Sant'Ubaldo", ma sul quale non è stato ancora reperito alcun documento, si giunge all'atto del 28 febbraio 1183 con il quale Gubbio, non si bene per quali ragioni, si sottomise a Perugia. Nonostante ciò, grazie alla politica filo imperiale svolta forse più per necessità di contrastare in qualche modo il giogo perugino che per intima convinzione, Gubbio poté ritornare ben presto in possesso della propria autonomia dando nel contempo inizio ad una notevole espansione, urbana e territoriale, tanto da costringere Cagli a fare atto di sottomissione nel 1199. Le mire espansionistiche di Gubbio, soprattutto verso Nocera e Fossato, ebbero subito la conseguenza di inasprire nuovamente i rapporti con i perugini. Nel 1216 diversi feudatari del confine sud sottomisero a Perugia i propri castelli sui quali, però, Gubbio diceva di vantare alcuni diritti. La reazione eugubina fu immediata e alcuni di quei luoghi fortificati furono assaltati, danneggiati e distrutti. La guerra con Perugia fu inevitabile e, purtroppo per Gubbio, si risolse con un lodo veramente nefasto emanato nel 1217, per comune accordo, addirittura dal podestà di Perugia! Per Gubbio non fu più possibile immaginare alcuna espansione verso i confini perugini, cioè a sud est e a sud ovest del suo distretto. Fu quindi giocoforza rivolgersi verso nord e, soprattutto, verso nord est, in direzioni cioè dove non esistevano città potenti come Perugia, ma anzi si trovavano territori dipendenti - direttamente o indirettamente - da Cagli, da Sassoferrato e, soprattutto, dall'Eremo di Fonte Avellana. I semplici feudatari laici, inoltre, potevano essere adeguatamente "convinti" a cedere i propri beni con opportuni accordi. Quest'ultimo è il caso che portò nel 1234 alla fondazione del castello di Pergola.
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Tra
gli anni trenta e gli anni cinquanta del XIII secolo il comune di Gubbio iniziò una
vera e propria fase di penetrazione verso la
Flaminia e il territorio marchigiano. In poco meno di trent'anni gli
eugubini fondarono o, in almeno un caso, consolidarono i castelli
di Pergola (1234), Cantiano e Colmatrano (1235), Serra
Sant'Abbondio
(ca. 1257) e Costacciaro (1258-1263). Nello stesso
periodo si ebbero inoltre le sottomissioni di Montesecco (1250), l'acquisizione
di Fossato (1251) e - pare - di Sigillo (1249). Scheggia già da tempo gravitava
nel distretto territoriale eugubino
(1163, diploma di Federico Barbarossa). Per contro, dopo il periodo filo imperiale durante il regno di Federico II (morto nel 1250), Gubbio fu costretta dalle circostanze a scontrarsi ancora una volta - e non sarà l'ultima nei travagliati rapporti che caratterizzarono questi due comuni durante buona parte del medioevo - con Perugia (1256-1259) e il conflitto si concluse di nuovo con la vittoria del Grifo. Pochi anni dopo, in seguito al definitivo passaggio di Gubbio nell'orbita ecclesiastica, la città ebbe modo di sperimentare la benevolenza dei papi Urbano IV e Clemente IV i quali, tra i vari benefici, confermarono agli eugubini il possesso dei castelli edificati poco prima. La costruzione di Costacciaro si verificò durante quella che possiamo considerare la seconda fase di espansione di Gubbio verso il versante nord est, dove più numerosi erano i possedimenti degli avellaniti di Santa Croce. L'abbazia di Sant'Andrea dell'Isola dei Figli di Manfredo, la cui storia meriterebbe di essere ricostruita in dettaglio, dipendeva dai benedettini di Fonte Avellana il cui controllo si estendeva su molte chiese, castelli e nuclei abitati fino alle porte di Pergola. Gubbio, nella suo opera di espansione, potè contare anche sul tacito consenso, se non sulla connivenza, del vescovo diocesano desideroso anch'egli di togliere agli avellaniti terre, anime e decime. In fin dei conti si può affermare che almeno in quella fase storica gl'interessi del potere laico e di quello religioso coincisero. Tra l'altro nel 1254 il Rettore del Ducato di Spoleto ordinò a Giacomo, vescovo di Gubbio, di non molestare ne i monaci dell'eremo di Fonte Avellana, ne i confratelli del monastero dell'Isola dei Figli di Manfredo. Fu proprio durante la guerra con Perugia e immediatamente dopo che Gubbio costruì altri due importanti luoghi fortificati: Serra Sant'Abbondio (per controllare la pianura verso Sassoferrato) e Costacciaro. Conosciamo alcuni dati sulla storia iniziale di questo castello soprattutto grazie a due cause civili che si svilupparono tra l'ottavo e il nono decennio del XIII secolo. Gli atti di queste cause contengono notizie molto interessanti, anche se in parte già note. Assieme a nuove informazioni nel frattempo acquisite esse ci permettono di ricostruire quanto accadde allora. Tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta del Duecento il comune di Gubbio "sobillò" gli abitanti della zona nord est del suo territorio contro i monaci di Fonte Avellana: una mossa strategica destinata a dare i suoi frutti. In tale operazione furono distrutti, o comunqne fortemente danneggiati, i castelli di Montesecco (diocesi di Cagli), Lecce (diocesi di Nocera), Campetri, Capitale, Isola dei Figli di Manfredo e Villa Sorte (diocesi di Gubbio), tutti appartenenti - direttamente o indirettamente - agli avellaniti. Gli abitanti di questi luoghi (alcuni dei quali riparati e ricostruiti dai padri di Fonte Avellana dopo il 1265) andarono a popolare Pergola, Serra Sant'Abbondio e Costacciaro. La documentazione disponibile relativa alla causa con il Rettore del Ducato di Spoleto che per competenza territoriale rivendicava alla Curia romana anche il possesso di "Castrum Collis Stacçarij" non è univoca sulla data di costruzione di questo castello. Negli atti prodotti gli eugubini affermarono che Costacciaro era stato edificato - su loro iniziativa - attorno al 1258-1263 dalle famiglie dell'Isola e del castello dell'Isola dei Figli di Manfredo le quali, in origine, appartenevano all'abbazia di Sant'Andrea, a sua volta dipendente dell'eremo di Fonte Avellana. Il castello, dalla sua costruzione al 1280-1285 (periodo a cui risalgono i documenti di questa causa), fu sempre in dominio e alle dipendenze del comune di Gubbio, così come lo furono gli uomini che lo abitarono. Per l'edificazione del castello Gubbio spese 15.000 libbre di denari ravennati. L'appartenenza al comune di Gubbio delle famiglie che una volta abitavano la villa di Isola risultava anche dall'arbitrato dato alcuni anni prima dal cardinale Liberto che riportò il consenso del pontefice e l'approvazione del priore di Fonte Avellana. Con questo ricorso Gubbio intendeva respingere la sentenza emanata dal Rettore del Ducato di Spoleto che rivendicava alla Santa Sede il possesso dei principali castelli fondati pochi decenni prima. L'arbitrato del cardinale Liberto appena richiamato è molto interessante. L'atto risale al 10 novembre 1265. Con questo arbitrato si poneva fine alla vertenza sorta tra Gubbio e Fonte Avellana per la distruzione dei castelli di cui si è già detto. Molto interessanti sono i passaggi che riguardano Isola: - gli uomini del castello di Isola avrebbero dovuto restituire al monastero avellanita i loro feudi e le loro proprietà entro il 13 dicembre; - gli uomini di Isola avrebbero dovuto pagare 200 libbre di denari ravennati entro il 13 dicembre per la loro affrancazione (erano infatti servi della gleba); - il comune di Gubbio avrebbe dovuto far restituire entro il 6 gennaio la metà di tutti i beni dal medesimo concessi in enfiteusi agli abitanti di Isola o da detti abitanti comprati; il monastero avrebbe potuto o acquistare l'altra metà o lasciarla in enfiteusi ai possessori; - il luogo ove sorgeva il castello di Isola sarebbe rimasto in proprietà degli avellaniti che lì avrebbero potuto fabbricare abitazioni per i propri lavoratori; -gli uomini di Isola, dopo aver soddisfatto le condizioni sopra riportate, sarebbero diventati liberi ed affrancati e il comune di Gubbio non avrebbe dovuto gravarli di tasse maggiori rispetto a quelle applicate dal monastero; - il comune di Gubbio sarebbe rimasto responsabile del comportamento degli uomini di Isola, specie in caso di molestie nei confronti del monastero di Fonte Avellana o di quello di Sant'Andrea dell'Isola dei Figli di Manfredo. Il primo documento coevo che cita esplicitamente il castello di Costacciaro risale al 14 dicembre 1265 e riguarda una circostanza abbastanza importante. Un certo maestro Elia, uditore generale del papa, si rivolgeva al podestà e al capitano del popolo del comune di Gubbio affinchè non avessero osato intromettersi nella causa in corso tra l'eremo di Fonte Avellana e l'abbazia di Sant'Andrea, da una parte, e il comune del castello di Costacciaro ("Commune Castri Collistazarij") dall'altra, pena la scomunica! Scomunica che invece - almeno così sembra - aveva già colpito i sindaci di Costacciaro Ugolino e Bentivoglia per una precedente lite con la parte ecclesiastica. L'esito di questa causa e l'eventuale revoca della scomunica ci sono del tutto ignoti. Sappiamo invece che il 4 ottobre 1267 Albertino da Montone, priore di Fonte Avellana, incaricò Forte, camerlengo dell'eremo, di ritirare presso il sindaco del comune eugubino il residuo delle 200 libbre occorrenti per l'affrancazione degli abitanti di Isola, pagamento che fu quietanzato in Gubbio il 21 dicembre seguente. Altri documenti interessanti risalgono al settembre 1285 quando il comune di Gubbio ratificò la vendita fattagli da Filippo "Bennesinne" di un pezzo di terra, posto nel castello, sul quale era stato costruito l'edificio che ospitava il "comune", cioè la sede del capitano - sempre eletto dagli eugubini - e del consiglio degli uomini dell'Università del castello di Costacciaro. Un documento del 1535 attesta che la sede del comune era allora ubicata lungo il corso principale. Si tratta forse dello stesso edifico duecentesco? Lo sviluppo
di Costacciaro fu abbastanza rapido, tanto che circa 20 anni dopo la sua
fondazione si ebbero numerosi contrasti tra i suo abitanti, che tendevano a
trasformare la pendici del Monte Cucco in aree coltivabili, e l'abbazia di
Sant'Andrea che, proprietaria di quei
terreni, intendeva usarli per il pascolo dei propri
armenti. Su questo ennesimo contrasto esistono numerosi documenti
pubblicati nelle Carte di Fonte Avellana e relativi ad alcune deposizioni
rese da molti abitanti del luogo. Gli atti di questa ennesima lite, databili al
periodo 1287-1289, sono molto importanti perché confermano tra l'altro che
Costacciaro fu edificato tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio degli anni
sessanta del XIII secolo. Anche in questo caso, purtroppo, nulla si conosce
della conclusione della lite anche se, visto come andarono poi le cose, c'è da
ritenere che l'abbazia di Sant'Andrea dovette piegarsi a queste nuove
circostanze. |
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