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CRONACA NERA A GUBBIO NELLA PRIMA META' DELL'1800 | ||
Dalla relazione di
Fabrizio Cece tenuta il 31 marzo 2008 in
occasione |
Premessa |
Già
in una precedente dispensa pubblicata nel 2003
Fabrizio Cece ha dato conto di alcune notizie inquadrabili all’incirca
come cronaca nera estratte da diverse fonti archivistiche,
tra le quali alcuni (invero molto pochi) registri parrocchiali dei
morti. |
Omicidi comuni con condanna a morte |
Nessuno, credo, ha mai sentito parlare di
Giovanni Battista Bugatti (Senigallia
1779-1869). Ma il suo soprannome, mastro Titta, è in grado di richiamare alla
memoria il famoso boia pontificio, se non altro per il ruolo assegnatogli nella
famosa commedia musicale “Rugantino”. |
Omicidi politici |
Sotto questa definizione ho inserito alcuni episodi verificatisi durante il
Regno d’Italia (1807-1814) e nel periodo dell’occupazione di Gubbio e di parte
dello Stato Pontifico da parte di Gioacchino Murat. |
Omicidi di cui si ha la sola notizia |
Tra i tredici omicidi commessi a Gubbio di cui ho trovato notizia ne ho scelti
alcuni sui quali riferire in dettaglio: |
Tentati omicidi |
Tra i vari tentati omicidi che ho potuto documentare merita di essere riferito
quello che vide coinvolta, suo malgrado, la spezieria Fabbri. Non mi riferisco,
però, all’attività condotta da
Angelico Fabbri, ma a quella di suo nonno Giacomo
che nel 1806 era ubicata proprio di fronte alla fonte di S. Giuliano, meglio
nota come fonte del Bargello. |
Suicidio o tentato suicidio |
Ho trovato documenti su sei casi. |
Morte per disgrazia, calamità naturale, causa accidentale o colposa |
Morti per annegamento Naturalmente la maggior parte delle morti registrate nei registri parrocchiali e testimoniate da altre fonti non riguarda fatti immediatamente riconducibili alla cronaca nera, ma anche e soprattutto eventi luttuosi di più scontata natura. Ho cercato di classificare anche questi. Devo dire che sono emersi dei dati statistici assai interessanti. Ad ogni modo ne riporto alcuni. Dal 1801 al 1850 a Gubbio, che aveva una popolazione dimezzata rispetto a quella della seconda metà del XX secolo, si registrarono ben 28 casi di annegamento. E’ come se dal 1951 al 2000 fossero affogati 56 eugubini: una enormità! Ho diviso anche i luoghi di decesso: - Bottaccione (3); - Chiascio (3); - Assino (2); - Saonda (2); - fosso S. Bartolomeo di Burano (2); - fiume di Loreto; - Mussino; - formola delle Baldella, zona S. Marco; - gorgo di Paolozzo, parrochia di S. Agostino; - troscia, Petroia; - Cavarello; - Peschiera; - Rasina; - fosso di S. Andrea, tra Vallingegno e Serra Brunamonti; - molino Costi nella parrocchia di S. Secondo; - fiume nella parrocchia di S. Secondo; - Lana, Montelovesco; - Dana, Montelovesco; - fosso della Vaccara, Colpalombo; - fossa Casamorcia; - fosso Nogna; Morti per caduta Anche qui sono emersi dei dati abbastanza sorprendenti. - undici persone morte per essere cadute da un albero; - cinque persone morte cadendo dalle scale di casa; - quattro decessi per cadute nel fuoco del camino (tra le quali va inserito il noto pittore Annibale Beni) o per motivi connessi al fuoco; - tre muratori caduti dall’edificio in cui stavano lavorando. Interessante la tragica fine di Francesco Garbucci e Giuseppe Smacchi morti per caduta durante l’evasione del carcere nel 1801. “Garbucci Francesco dell’Ospedale di anni 25 detenuto in queste carceri laicali con altri cinque i quali demolito il muro sotto la cornice della finestra del cancello di ferro del suddetto carcere che è chiamata Larga, dalla parte di mezzogiorno, e in detta apertura avendo legata una fune di fasce di lenzuolo, bende di lino e camicie legate con i lacci delle scarpe, attraverso essa [buca] uno dopo l’altro uscirono fino alla via chiamata dei Monti, circa la mezzanotte; ma tre soltanto dei detti detenuti evasero incolumi e degli altri due il predetto Francesco giunto all’ultima cornice che è sopra la porta del magazzino pensando di avere i piedi in terra subito lasciò la fune per fuggire in fretta e cadde subito in mezzo alla strada. Gravemente leso all’interno del suo corpo in seguito, sano di mente fino al termine della vita, fu munito dei Sacramenti della Confessione, dell’Estrema Unzione e della Comunione e dopo la raccomandazione dell’anima morì alle ore tre e un quarto della stessa notte”. “Giuseppe Smacchi coi ceppi ai piedi detenuto come sopra per la stessa fune descritta sopra, quando pervenne alla finestra della biblioteca, rottasi la detta fune cadde parimenti in terra perpendicolarmente e gravemente ferito all’interno subito delirò fino alla fine della vita”. Si verificarono poi 10 casi classificabili come morte per caduta di varia natura: - 2 casi per rottura dei vergoli del solaio di casa; - 1 caso di caduta da una rupe lungo la strada del Bottaccione; - il tragico caso della piccola Rufina, figlia dei signori Marino Marini e Anna Carandini che nel giugno 1826, quando aveva appena tre anni, cadde dalla finestra di casa; la situazione si ripeté nel 1840, quando Benedetto Fronduti - di 4 anni - morì cadendo dal balcone di “casa Caprignone” e nel 1845 quando toccò a Dario Baldoni - 12 anni - cadere dal muro dell’orto di casa nel sottostante Cavarello; - il caso del reverendo Angelo Fabiani, canonico della Cattedrale, che all’età di 80 anni si era messo a pulire il muro di casa dall’erbaccia e mentre eseguiva tale pulizia cadde nella sottostante via e morì; - ricordo la piccola Carolina Spogli, sei anni, che nel marzo del 1840 fu ritrovata morta sotto un tronco di quercia. Morti per fulmine Tra il 1810 e il 1842 furono sei le persone morte a causa di un fulmine. Memorabile quanto accadde verso le due del pomeriggio dell’8 settembre 1835. Ce lo racconta il solito notaio Lucarelli: “Oggi alle 3 circa dopo il mezzo giorno ha incominciato uno scroscio d’acqua ed un temporale [...] che ha arrecato moltissimi danni. Sono caduti molti fulmini che hanno ucciso molto bestiame e due persone, cioè il buon religioso Di Beda Maria Volpi nostro monaco camaldolese che stava facendo orazioni nella chiesina della Serra Partuccio ove stava in villeggiatura una parte di questa religiosa famiglia, e un contadino sulla strada di Scheggia. Molte bestie sono anche perite per l’alluvione. Il temporale ha continuato tutta la notte dal martedì al mercoledì. Tutti i fiumi hanno straripato in modo tale che non vi era memoria di casi simili. All’ora di notte del martedì le acque del Camignano erano giunte sopra il ponte di San Martino invadendo tutte le case contigue e il mercato era coperto dalle acque di detto fiume”. Il 9 settembre 1835 fu ritrovato morto sotto una quercia Sante Carobini, di 77 anni, colpito da un fulmine. Il 10 luglio 1842, invece, cadde un fulmine sul convento dei Cappuccini ed uccise il guardiano: padre Colombo Viventi da Gualdo. Morti per colpo accidentale di arma da fuoco.
Ho trovato traccia di 4 casi. |
Varie |
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