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   EREMO DI FONTE AVELLANA
   


Visita il sito ufficiale del Monastero di Santa Croce di fonte Avellana
www.fonteavellana.it

Nonostante Fonte Avellana si trovi nel comune marchegiano di
Serra S.Abbondio (il cui castello fu fondato dagli Eugubini verso il 1257) e nella diocesi di Pergola (anch'essa fondata dagli Eugubini nel 1234), i legami tra l'Eremo di Fonte Avellana e Gubbio sono stati sempre molto stretti, fin dalla sua nascita. Infatti fu fondato intorno il 980 da Gandolfo, poi vescovo di Gubbio, alle pendici del Monte Catria.
 "…e fanno un gibbo che si chiama Catria, di sotto al quale è consecrato un ermo." dice, nel XXI canto del Paradiso, Dante Alighieri che vi soggiornò per un breve periodo quando nel 1318 fu ospite a Gubbio di Bosone.

L'Eremo ebbe subito un notevole sviluppo e poco dopo l'anno mille (1035) qui si ritirò S.Pier Damiani, che dell'eremo fu abate e al quale dette notevole impulso; fu maestro di
S.Giovanni da Lodi che morì vescovo di Gubbio nel 1105, avendo al suo fianco il giovane Ubaldo Baldassini, che poté apprezzare la sua grande levatura morale e spiritualità. Anche Pietro da Rimini, dal quale S.Ubaldo copiò le regole di vita del clero, spesso si ritirava a Fonte Avellana: qui lo trovò Ubaldo Baldassini nel 1126, quando un furioso incendio distrusse Gubbio con le sue case di legno, e S. Ubaldo, disperato, abbandonò Gubbio e fuggì verso questo vicino Eremo. Pietro da Rimini, ascoltò la ragione della sua fuga, lo rimproverò duramente e lo esortò a ritornare tra i fratelli che aveva lasciato in mezzo a difficoltà tanto grandi.
S.Ubaldo capì la lezione e ritornò rapidamente tra le rovine della sua città e si dedicò anima e corpo alla sua ricostruzione.

Anche quando l'eremo fu trasformato in abbazia (1325) i legami con Gubbio si mantennero molto stretti: il primo abate fu Ubaldo del monastero di S.Benedetto di Gubbio, al quale successe nel 1350 Paolo Andreoli di Gubbio che lo resse per 40 anni, in questo periodo un suo monaco, Gabriele Gabrielli, fu eletto vescovo della nostra città, nel 1377.
Sul finire del XV sec. (dal 1474 al 1503) fu abate Giuliano Della Rovere (i Della Rovere erano imparentati, per linea femminile, ai Montefeltro dai quali erediteranno il ducato di Urbino tra pochi anni, nel 1508) che divenne Papa Giulio II, il quale riteneva essere stato miracolato di S.Ubaldo.

Nel periodo che va dal 1569, anno in cui il Papa Pio V affidò l'abbazia ai Camaldolesi, al 1809, anno della soppressione napoleonica, Fonte Avellana vive una vita dignitosa e regolare.
La bufera Napoleonica si abbatté sul monastero: cominciarono le spoliazioni dei beni, la biblioteca fu trasferita ad Urbino. Durante la restaurazione le cose lentamente ritornarono alla normalità, ma nel 1866, in seguito alla unificazione politica dell'Italia, il monastero fu soppresso, i beni venduti, i monaci cacciati ad eccezione di due lasciati come custodi della chiesa, la biblioteca fu portata a Pergola.
Così per circa trenta anni il monastero rimase vuoto, ma nel 1896 si ricomincia a ridargli vita, la biblioteca viene recuperata e le proprietà ricomprate.
Nel 1921 e 1965 vi furono celebrati i due centenari danteschi (Dante Alighieri, Firenze 1265 - Ravenna 1321). Nel 1972 ci fu anche la celebrazione del nono centenario della morte di S.Pier Damiani (1006 - 1072) e in tale circostanza per due mesi il corpo del Santo fu portato all'Avellana da Faenza.

Negli anni 1980-1982 si è voluto ricordare il millenario della fondazione di Fonte Avellana; le celebrazioni culturali religiose si conclusero con la Visita del Papa Giovanni Paolo II, il 5 Sett. 1982.
"Sono venuto a dissetarmi a questa fontana di spiritualità in questa atmosfera in cui tutto è richiamo ai valori dello spirito. Qui dove regna il silenzio e domina la pace, Dio parla al cuore dell'uomo...E' bello pensare alla lode che da più di un millennio sale ininterrottamente a Dio da questo monastero ad opera di generazioni e generazioni di monaci...Sono venuto oggi a Fonte Avellana per onorare la testimonianza e il contributo che la vita monastica rende alla Chiesa e nel mondo"
(Giovanni Paolo II - 1982)
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