Alfredo
Baccarini
cittadino onorario di Gubbio
(Relazione di Fabrizio Cece)
Inizierò la mia relazione dalla fine.
Il giorno di San Giovanni del 2011, frequentando l’archivio comunale per delle
ricerche, ebbi modo di vedere per la prima volta questa lapide.
La riconobbi immediatamente perché da tempo mi era capitato
di imbattermi nei documenti sul conferimento della cittadinanza
eugubina ad
Alfredo Baccarini
e sulle iniziative prese a Gubbio dopo la sua morte.
Quello che è strano è che nessuno del
personale della sezione di archivio di stato, che lì è
stata fino al 1997, si ricorda di questa
lapide. Neanche gli studiosi che in qualche modo si sono occupati di Baccarini
hanno mai riferito nulla. Buio completo!
Forse la lapide era conservata in altro luogo, forse era in un
altro magazzino. Non si sa.
Esistono memorie, labili, che ipotizzano la sistemazione della
lapide nel Palazzo Pretorio ma – almeno fino ad ora – non ho potuto avere alcun
riscontro certo e inoppugnabile. Anzi, se tra i presenti ci fosse qualche
testimone che possa ricordare di averla vista esposta da qualche parte è pregato
di farsi avanti.
Ad ogni modo, comunque siano andate le cose, l’importante è
che il ricordo marmoreo in onore di Baccarini sia riemerso dalle nebbie del
passato e possa ora avere una sistemazione degna della scelta fatta dagli
amministratori eugubini nella seduta consiliare del 21 marzo 1893.
Alfredo Baccarini, eletto alla Camera nel 1876, fu ministro dei
lavori pubblici dalla fine degli anni settanta al 1883.
Il Consiglio dei Lavori pubblici approvò il progetto per la
costruzione della
linea ferroviaria Arezzo – Fossato di Vico
nella seduta del 16 ottobre 1880. Il Regio Decreto che convalidava tale
decisione porta la data del 9 giugno 1881. La soddisfazione eugubina, che
da tempo attendeva simile notizia, fu netta e totale.
Il Consiglio comunale, per rimarcare “gratitudine e riconoscenza”, nella
seduta del 20 ottobre 1881 – sindaco Angelico Fabbri –, conferì a Baccarini la
cittadinanza onoraria eugubina. Preciso che alla seduta si trovarono
presenti 13 consiglieri su 30 e tutti votarono favorevolmente. Ad essi, nei
giorni successivi, se ne aggiunsero altri 14 che vollero manifestare la loro
piena adesione alla decisione presa dal Consiglio. In totale, quindi, votarono a
favore del conferimento della cittadinanza onoraria a Baccarini 27 consiglieri
su 30.
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Il 28 ottobre seguente, avutane comunicazione, il ministro si disse
molto onorato di tale riconoscimento. Tra l’altro, dalla consultazione del
carteggio della pratica, veniamo a conoscenza del fatto che allora Baccarini
aveva già avuto molte e prestigiose onorificenze il cui elenco, chissà perché,
fu comunicato al comune di Gubbio in forma riservata.
La pergamena della cittadinanza onoraria, decorata da Giuseppe
Magni, compilata dal calligrafo Armanno Armanni e inserita in una cornice
intagliata da Telesforo Stirati, – stiamo parlando di artisti eugubini di
prim’ordine – fu consegnata a Baccarini in Roma proprio dal sindaco Fabbri.
Quando
Fabbri si ammalò gravemente, nel maggio
1885, il sindaco facente funzione Gabriele Stirati avvisò subito anche il
ministro Baccarini il quale si mostrò costantemente interessato alle condizioni
di salute “dell’amico Fabbri”, così si esprime in una sua lettera.
Fabbri purtroppo non ce la fece a guarire e morì l’anno dopo.
L’onorevole Baccarini, dopo alcuni anni – ammalatosi pure lui – si ritirò
nella sua città natale, Russi.
Il sindaco di Gubbio si interessò subito del suo stato di salute,
tanto da ricevere gli apprezzamenti della famiglia Baccarini. Il politico
romagnolo, però, si spense il 3 ottobre 1890.
Ancora una volta l’amministrazione eugubina mise in atto tutte le manifestazioni
di cordoglio solenne solite a farsi in simili casi. Con delibera consiliare del
6 ottobre 1890 fu approvata una serie di iniziative in onore e in ricordo del
defunto:
suono del
campanone per un’ora in contemporanea con i funerali in Russi;
banco
della presidenza nell’aula consiliare e gonfalone abbrunati per tre mesi;
commemorazione
pubblica in occasione del trigesimo della morte;
apposizione
di una lapide commemorativa nel palazzo municipale;
intitolazione
a Baccarini della strada che conduceva alla stazione ferroviaria;
sospensione
immediata del Consiglio in segno di lutto.
Nella seduta del 16 ottobre seguente l’avv.to Oderigi
Lucarelli, intervenendo in aula, suggerì che nella lapide commemorativa da
collocare nel palazzo Municipale fossero scritte alcune frasi pronunciate da
Baccarini:
“Non può essere un galantuomo in politica, chi non lo sia nella vita privata”;
“Basi di ogni buon reggimento sono la moralità e la giustizia: senza di queste
la libertà conta meno di nulla”.
Il 2 novembre, invece, ebbe luogo la cerimonia civica. Il corteo,
partito da piazza Grande, si concluse nel palazzo Toschi Mosca, presso la cui
sala grande si tenne una pubblica commemorazione.
Prima una “funebre melodia” intonata dalla cantante Catherine
d’Ouvaroff.
Poi il discorso ufficiale, pronunciato dal dottor Filippo Marchetti “con nobili
ed acconcie parole”.
Le iniziative decise dal Consiglio nell’ottobre 1890
sembrarono raffreddarsi un po’ se è vero, come è vero, che nella seduta del 8
gennaio 1891 sia Lucarelli, sia il marchese Barbi, vollero ricordare ai
consiglieri gl’impegni presi tre mesi prima con particolare riferimento alla
realizzazione della lapide e all’intitolazione del viale che da porta Trasimeno
conduceva alla stazione ferroviaria.
Il 7 maggio 1891 la Giunta approvò il testo da scolpire sulla lapide di
Baccarini e quello per la lapide che ricorda Lazzaro Tognoloni caduto a Dogali.
Preciso che il testo scelto per ricordare Baccarini coincide con quello
effettivamente inciso.
Nella stessa seduta si deliberò di porre la lapide nella sala consiliare.
Ugualmente furono approvate le spese conseguenti alla nuova intitolazione del
viale che conduceva alla stazione ferroviaria.
Nel luglio 1892 lo scalpellino Ettore Fiorucci, specialista in quel tipo di
lavoro, presentò la sua offerta per l’esecuzione delle due lapidi. La proposta
fu sostanzialmente accettata.
Il 30 dicembre, però, la Giunta si accorse che per il pagamento delle due lapidi
non era stata messa a bilancio alcuna cifra e, pertanto, decise di provvedere
con il fondo delle “feste Statutarie”.
A questo punto la strada sembrava spianata. Fiorucci eseguì il lavoro concordato
per il quale, tra l’altro, realizzò anche due cornici in pietra rossa della cava
di Loreto. Lo scalpellino eugubino fu liquidato in data 11 marzo 1893.
Dieci giorni dopo, il 21 marzo 1893, il Consiglio Comunale
autorizzò il sindaco Roberto Benveduti a far collocare le due lapidi “o nella
sala Comunale in Via Paoli, ovvero nella Sala grande del Palazzo dei Consoli”.
Come siano andate esattamente le cose non lo sappiamo. Perlomeno non lo sappiamo
ancora.
La lapide Tognoloni si trova nel Palazzo Pretorio, nel corridoio che conduce
alla sala consiliare.
Della lapide Baccarini, come ho detto in apertura, per il momento non siamo in
grado di ricostruire i suoi spostamenti.
Torno ora sulla delibera del 21 marzo 1893 per precisare che per sala grande del
Palazzo dei Consoli si intendeva la sala dell’arengo. Mentre è più difficile
individuare con esattezza la “sala comunale in Via Paoli”, attuale via della
Repubblica.
Ciò perché il Comune possedeva in tale via due grossi fabbricati: il primo dove
ora è il Monte dei Paschi di Siena allora adibito a caserma dei Carabinieri; il
secondo – già residenza della famiglia Ranghiasci – oggi denominato Palazzo del
Turismo e a quel tempo sede di alcuni uffici giudiziari e delle scuole
femminili.
Considerato pertanto che risulta oggi impossibile collocare la lapide Baccarini
nel Palazzo dei Consoli e, tantomeno, nella sede privata del Monte dei Paschi,
si è pensato di sistemarla nel palazzo del Turismo in via della Repubblica,
sede, tra l’altro, dell’assessorato alla cultura, dando in qualche modo
continuità alla decisione presa il 21 marzo 1893.
Un’ultima nota.
Nel luglio 1931 il Capo del Governo Mussolini ordinò a tutti
i podestà d’Italia di intitolare “una via non secondaria” della propria città a
Roma entro il 28 ottobre. La Consulta di Gubbio, presieduta dal podestà
Marchetti, si adeguò agli ordini superiori dedicando alla città eterna il
viale Alfredo Baccarini.
Dopo la guerra la strada prese la denominazione di Via
Matteotti, successivamente quella di Via Perugina che conserva tutt’ora.
A distanza di tanti anni, affievolito il ricordo di Baccarini,
scomparsa la ferrovia, eliminata anche l’intitolazione a lui di una delle vie
principali della città, è riemerso questo ricordo marmoreo, questa
epigrafe che testimonia un impegno preso dagli eugubini 120 anni fa e che –
finalmente – viene oggi riconfermato.
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