Aldo Ajò è nato a Gubbio il 28 gennaio 1901 da una famiglia ricca e benestante. Intrapresi gli studi umanistici, ben presto manifestò un grande interesse per l'arte. Frequentò l'Istituto d'Arte di Perugia. Intraprese giovanissimo l'attività di pittore e ceramista, operando con il sostegno dell'artista ternano Ilario Ciaurro (a Gubbio dal 1919 - 1920 con i " Vasellari Eugubini Mastro Giorgio").
Appena ventenne, nel 1921, fu direttore artistico della "Società Ceramica Umbra" dei Fratelli Rubboli a Gualdo Tadino, dove ha modo di sperimentare le tecniche della maiolica a lustri metallici.
Dopo l'esperienza gualdese, nel 1926, avviò a Gubbio una propria attività produttiva, interessandosi di pittura, di grafica, di ceramica e di ferro battuto e nel 1927 apre con Roberto Frondizi la bottega dei "Maestri del Ferro". Inizia a partecipare a importanti mostre e manifestazioni, ottenendo importanti riconoscimenti e premi.
Nei primi anni Trenta avviene il suo passaggio definitivo nel campo
dell'arte della ceramica.
La sua Bottega d'Arte esegue oggetti d'uso, vasi e piatti decorati, ma anche grandi pannelli che possono considerarsi quasi un compromesso tra la sua vocazione pittorica e quella ceramica.
Per qualche anno insegna disegno presso l'Istituto Professionale di Gubbio, dove incontra la signorina Ines Spogli, che diverrà prima allieva e poi sua sposa, nel 1949.
L'attività subisce una momentanea interruzione durante la seconda guerra mondiale, periodo in cui l'artista è costretto a rifugiarsi fuori Gubbio per motivi razziali, essendo il padre ebreo. In questi anni si dedica a tecniche diverse dalla ceramica (xilografie, disegni su stoffe...).
Al suo rientro in Gubbio, alla fine della guerra, riprende il lavoro di ceramista, ma restaura anche le vetrate della
Basilica di S. Ubaldo,
lesionate dalla guerra; (nel 1938 aveva eseguito la vetrata dell'abside destro della chiesa di
S. Francesco).
Ottiene importanti commesse (tra cui i pannelli per le navi "Giulio Cesare", "Andrea Doria", "Asia", "Africa") e ampi riconoscimenti; stringe o consolida amicizie con personaggi della cultura e dell'arte quali G. Dottori, L. Leoncillo, G.C. Argan, G. Ungaretti, G. Ponti, A. Morena, J. Fautrier, A. De Felice, U. Marvardi, E. Tabarrini, C Betocchi.
La sua casa diventa un punto d'incontro, un salotto aperto ai migliori artisti e poeti del tempo.
La sua ospitalità era proverbiale, come enorme era l'affetto verso i molti amici e i tanti giovani che hanno appreso l'arte nella sua bottega.
Negli anni sessanta e settanta esegue pannelli per il Liceo Classico di Gubbio, per la Società Aereonautica Italiana (Passignano, chiesa parrocchiale), per la cappella della Clinica S. Maria di Esch Sur Alzette e della casa di riposo per anziani a Bettemburg, in Lussemburgo.
Il "professore" lavorò fino pochi giorni prima di morire, a 81 anni, il 26 agosto 1982, realizzando la piastrella commemorativa di Gubbio "Comune d'Europa", alcune opere sono rimaste incompiute e si trovano nel suo studio, conservato come se il "maestro" vi avesse lavorato fino a ieri.
Sue opere figurano, oltre che in molte collezioni private, in raccolte pubbliche quali il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza e il Museo Artistico Industriale di Napoli.
Aldo Ajò non ha avuto figli. Attualmente la moglie, signora Ines e il cognato Alberto Spogli curano la bottega d'arte della ceramica, situata in via dei Consoli.
Dei suoi fratelli: Ettore, il maggiore, fu avvocato; Giuseppe, geometra; Franco, ingegnere, è emigrato in Venezuela; la sorella: Pia si trasferì a Varese con il marito Guido Volpe.