Padre Emidio non nacque a Gubbio, né aveva origini eugubine, ma
il suo amore per Gubbio e S.Ubaldo fu così grande che merita sicuramente
di essere ritenuto un eugubino vero!
Un "eugubino di
adozione e di affetto" come egli si definiva.
Padre Emidio venne alla luce a Civitella del Lago (Lago di Corbara), un paesino tra Todi e Orvieto, il 6 gennaio 1871.
Il suo vero nome era Anacleto, ma dal giorno di ingresso nell'ordine francescano prese il nome di Emidio.
Fu ordinato sacerdote il 3 dicembre 1893.
Aveva 35 anni quando giunse a Gubbio, nel 1906, ma la sua prima sede fu il Convento di S.Girolamo.
A S.Ubaldo arrivò l'11 novembre 1913 e vi rimase per 27 anni fino al 20 giugno 1940, all'età di 69 anni: da 10 giorni era iniziata anche per l'Italia quella grande tragedia che fu la seconda guerra mondiale! Lui era stanco e molto malato: non avrebbe tollerato, dopo aver visto partire i padri durante la Grande Guerra, vedere ora i figli verso lo stesso destino! Partiva così da Gubbio dopo un "soggiorno" di 34 anni!
Morì sette anni più tardi, il 22 dicembre 1947, presso la casa di riposo della Porziuncola di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, ma non dimenticò un solo attimo né
S.Ubaldo, né Gubbio, né gli eugubini.
La sua vita era stata spesa per loro!
Tra tanti sacrifici si era impegnato per il restauro della Chiesa di S. Ubaldo che proprio nel 1919 il
Papa Benedetto XV, trasformava in
Basilica. Una Basilica che ora, grazie all'opera tenace di questo frate era ingrandita e non più cadente: aveva cinque navate, un altare austero circondato da una cancellata, un organo di qualità, un campanile degno di tale tempio, con relativa nuova campana. Sei lunghi anni durarono i lavori e grande fu l'impegno di Padre Emidio nella ricerca dei finanziamenti e nello stimolare la generosità e il volontariato degli eugubini.
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Anche
le
vetrate istoriate infatti furono realizzate dall’opera
dell’instancabile Padre Emidio Selvaggi che, raccolte le
offerte, le ordinò alla ditta Felice Quentin di Firenze, dove
lavorava il Prof. Francesco Mossmeyer, un vero maestro di
tale arte, che venuto dalla Germania a Firenze dopo la Iª guerra
mondiale per restaurare importanti opere in Santa Maria Novella
e alcune in Duomo, si stabilì definitivamente in Italia e, con
la Ditta Quentin, diresse la realizzazione e firmò le vetrate di
importanti chiese e basiliche, tra cui anche qelle della nostra
cattedrale. |
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La vita di Padre Emidio, francescano, a S. Ubaldo non fu facile! Ma tutti coloro che lo hanno conosciuto mettono in rilievo il suo rigore e rispetto della regola francescana:
andava spesso attraverso la campagna per la "questua" del grano, di casolare in casolare, sempre a piedi nudi, ricoperti solo da poveri sandali.
Il suo pasto quotidiano era rappresentato quasi sempre dai fagioli, che cucinati al lunedì duravano fino al sabato. Sovente, per la carenza di frati, viveva anche solo, lassù. Spesso gli unici "inquilini" della Basilica erano lui e S. Ubaldo!
E con S. Ubaldo aveva un rapporto di evidente amicizia che gli permetteva di parlargli direttamente come quando, avendo illuminato la chiesa giunse la prima bolletta elettrica. In quell'occasione a S. Ubaldo fece gentilmente notare che ad ognuno spettava il suo compito: lui aveva provveduto all'impianto elettrico, ora bisognava pagare… la bolletta, ma non aveva soldi! Si racconta che qualche giorno dopo, mentre scendeva verso la città incontrò uno sconosciuto che gli consegnò una busta contenente un offerta per S. Ubaldo, dopo essersi salutati, padre Emidio guardò nella busta e vi trovò la somma necessaria per pagare quella bolletta, ma non ha mai saputo chi fosse quell'uomo!
Di lui, a Gubbio, il ricordo è vivo e reale. Tutti
lo ricordano sempre generoso con i bisognosi, umile e sereno come sanno
essere i grandi.
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