Accueil Laissez-nous un message E-mail Vos messages
   MINA DEL COL DI LANA
   
Centenario 1916-2016

   
   Au déclenchement de la guerre, en mai 1915, les Autrichiens abandonnaient souvent pour des raisons stratégiques, la ligne sur la frontière avec le Royaume d’Italie, pour se replier sur la ligne de front, militairement plus défendable.
   Grâce à cette stratégie militaire, ils purent pénétrer facilement le "Col di Lana" et le Mont Sief le jouxtant. Cette position leur permettait le contrôle de la route des Dolomites, aussi bien vers le col Pordoi et donc le Val di Fassa (autrichienne) , que vers le col Farzarego et Valparola, et contribuer ainsi à la défense du col de la Valparola (Sasso di Stria-Lagazuoi), qui bloquait l’accès du Val Badia aux Italiens.
Allo scoppio della guerra, nel maggio del 1915, gli austriaci occuparono subito il Col di Lana ed il collegato monte Sief, perché la loro posizione permetteva il controllo della strada verso la Val di Fassa (austriaca) ed era possibile anche appoggiare con le armi le difese del passo della Valparola (Sasso di Stria - Lagazuoi), che bloccava agli italiani l'accesso della Val Badia. Dopo un prudentissimo avvicinamento, che costerà al generale Nava il comando dell'armata a favore del generale Di Robilant, il 5 luglio 1915 si accendeva il primo attacco alle posizioni del Lana e Sief; nonostante l'eroismo dei fanti del 45°, 59°, 52° reggimento, dei battaglioni di alpini, del 3° reggimento bersaglieri, viene intaccata e parzialmente conquistata solo la prima linea delle difese austriache sul costone di Salesei ed un cocuzzolo del costone Franza-Castello. La battaglia si spegne il 31 luglio. La calma dura poco, il 2 agosto la 18a divisione attacca le posizioni dette del panettone e del cappello di Napoleone, alla sommità dei costoni di Salesei e Agai; i nostri fanti ottengono iniziali successi, poi, a sostegno delle stremate forze austriache, intervengono i reparti dell'Alpenkorps germanico ed il 4 agosto la battaglia cessa senza alcuna significativa conquista da parte italiana. L'avvicendamento del generale Nava col generale Di Robilant e le cattive condizioni atmosferiche, bloccano fino ad ottobre ogni tentativo di avanzata.
Il 18 ottobre inizia la nuova battaglia, questa volta è tutto il fronte dalle Tofane alla Marmolada ad infiammarsi; ancora la 18° divisione rinforzata dalla 266a compagnia alpini del battaglione Val Cordevole attacca il monte Sief, mentre il tenente colonnello Garibaldi con una colonna di fanti del 59° e 52° reggimento conquista le posizioni del panettone e del cappello di Napoleone, una energica reazione avversaria costringe i nostri a rientrare alle linee di partenza. Ricevuti i rinforzi, il giorno 26 ottobre, la battaglia ricomincia. La sera del 29 tutti e 3 i costoni che portano alla cima del Col di Lana sono in mano italiana: il costone di Salesei col panettone, il costone Agai col cappello di Napoleone, il costone Castello con le posizioni dette della ridotta Lamarmora ed il fortino. Tornata la calma, l'Alpenkorps rientra al fronte francese. Sulla linea Corte, Col di Lana e monte Sief rimangono gli austriaci, protetti da trincee in roccia con reticolati larghi 8 metri e nei bunker 60 mitragliatrici e 50 pezzi d'artiglieria. Il 7 novembre, dopo una preparazione di fuoco d'artiglieria di un’ora, le truppe italiane appostate sul costone Salesei rinnovano l'assalto, ed il 60° fanteria riesce a piantare il tricolore sulla quota 2464, la cima del Col di Lana. Mentre si cerca di approntare la difesa, si scatena la reazione avversaria, e alle 22 la cima del Col di Lana è di nuovo in mano austriaca. Il diario della divisione austriaca Pustertal, quel giorno riporta:
"il giorno 7 novembre agli italiani riuscì di avere il possesso della nostra posizione sulla cima del Col diLana con un attacco di sorpresa. [...] la nostra artiglieria tenne subito sotto il fuoco più impetuoso la cima, in modo così brillante, che il battaglione Landschutzen del capitano Valentini alle 9 di sera compì con relativa facilità il suo obbligo d'onore ed ebbe in proprie mani in modo definitivo la contrastata cima."
In dicembre ci furono altri tentativi italiani di riprendere possesso della cima, risultati inutili. Alla fine del 1915 le perdite italiane ammontavano a 104 ufficiali morti, 199 feriti e 14 dispersi, 1050 soldati morti, 5100 feriti, 435 dispersi. La prima linea italiana a 2400 metri di quota rimaneva ancora 50 metri al di sotto della austriaca, ed il comando italiano decideva di affidarsi ad una nuova tattica: la guerra di mine. Il 13 gennaio 1916 iniziano i lavori di scavo di una galleria, con l'intento di far saltare la cima del Lana. Durante tutto l'inverno gli austriaci tentano colpi di mano contro le nostre linee avanzate, creando grossi problemi anche ai lavori in galleria, che dovevano rimanere segreti; tuttavia la galleria, denominata S. Andrea, prosegue speditamente ed a marzo é lunga 52 metri. Il 3 marzo vengono percepiti rumori di scavo: gli austriaci stanno lavorando ad una galleria di contromina. Inizia allora un febbrile lavoro, per entrambi gli schieramenti è prioritario arrivare primi. Il 12 aprile la galleria di mina italiana é terminata ed inizia il caricamento della gelatina esplosiva nei fornelli; contemporaneamente le truppe che dovranno prendere d'assalto la cima del Col di Lana si ammassano nelle trincee sottostanti. Il giorno 17 tutto è pronto, si attende solo l'ordine di brillamento. Per gli austriaci, che hanno captato il cessare dei lavori, inizia una drammatica attesa: l'ordine è di non abbandonare la cima, mentre tutta l'artiglieria italiana del settore Tofane-Fedaia bombarda da ore le loro posizioni. Alle ore 23,35 esplodono i 5.500 chilogrammi di gelatina della mina, provocando un cratere di metri 30x55 profondo 12. Migliaia di metri cubi di roccia vengono scagliati in aria e ricadono sulle posizioni austriache circostanti: alle ore 1 del giorno 18 aprile le truppe italiane terminano il rastrellamento delle poche caverne intatte, il presidio austriaco della cima è rimasto quasi tutto sepolto nell'esplosione, il Col di Lana è italiano. Agli austriaci rimane la vicina cima del monte Sief. La situazione non muterà più. Il 2 novembre 1917, a causa dello sfondamento del fronte a Caporetto, la 4a armata abbandonerà le posizioni così duramente conquistate per ritirarsi sul monte Grappa; il Col di Lana torna austriaco.
Paolo Antolini - See more at: file:///C:/Users/Mauro/Documents/Grande%20Guerra/Col%20di%20Lana%20&%20Salesei/Mina%20Col%20di%20Lana/Col%20di%20Lana%20-%20Col%20di%20sangue%20-%201915-1916%20-%20Storia%20e%20Memoria%20di%20Bologna.htm#sthash.IITffagD.dpuf
Allo scoppio della guerra, nel maggio del 1915, gli austriaci occuparono subito il Col di Lana ed il collegato monte Sief, perché la loro posizione permetteva il controllo della strada verso la Val di Fassa (austriaca) ed era possibile anche appoggiare con le armi le difese del passo della Valparola (Sasso di Stria - Lagazuoi), che bloccava agli italiani l'accesso della Val Badia. Dopo un prudentissimo avvicinamento, che costerà al generale Nava il comando dell'armata a favore del generale Di Robilant, il 5 luglio 1915 si accendeva il primo attacco alle posizioni del Lana e Sief; nonostante l'eroismo dei fanti del 45°, 59°, 52° reggimento, dei battaglioni di alpini, del 3° reggimento bersaglieri, viene intaccata e parzialmente conquistata solo la prima linea delle difese austriache sul costone di Salesei ed un cocuzzolo del costone Franza-Castello. La battaglia si spegne il 31 luglio. La calma dura poco, il 2 agosto la 18a divisione attacca le posizioni dette del panettone e del cappello di Napoleone, alla sommità dei costoni di Salesei e Agai; i nostri fanti ottengono iniziali successi, poi, a sostegno delle stremate forze austriache, intervengono i reparti dell'Alpenkorps germanico ed il 4 agosto la battaglia cessa senza alcuna significativa conquista da parte italiana. L'avvicendamento del generale Nava col generale Di Robilant e le cattive condizioni atmosferiche, bloccano fino ad ottobre ogni tentativo di avanzata.
Il 18 ottobre inizia la nuova battaglia, questa volta è tutto il fronte dalle Tofane alla Marmolada ad infiammarsi; ancora la 18° divisione rinforzata dalla 266a compagnia alpini del battaglione Val Cordevole attacca il monte Sief, mentre il tenente colonnello Garibaldi con una colonna di fanti del 59° e 52° reggimento conquista le posizioni del panettone e del cappello di Napoleone, una energica reazione avversaria costringe i nostri a rientrare alle linee di partenza. Ricevuti i rinforzi, il giorno 26 ottobre, la battaglia ricomincia. La sera del 29 tutti e 3 i costoni che portano alla cima del Col di Lana sono in mano italiana: il costone di Salesei col panettone, il costone Agai col cappello di Napoleone, il costone Castello con le posizioni dette della ridotta Lamarmora ed il fortino. Tornata la calma, l'Alpenkorps rientra al fronte francese. Sulla linea Corte, Col di Lana e monte Sief rimangono gli austriaci, protetti da trincee in roccia con reticolati larghi 8 metri e nei bunker 60 mitragliatrici e 50 pezzi d'artiglieria. Il 7 novembre, dopo una preparazione di fuoco d'artiglieria di un’ora, le truppe italiane appostate sul costone Salesei rinnovano l'assalto, ed il 60° fanteria riesce a piantare il tricolore sulla quota 2464, la cima del Col di Lana. Mentre si cerca di approntare la difesa, si scatena la reazione avversaria, e alle 22 la cima del Col di Lana è di nuovo in mano austriaca. Il diario della divisione austriaca Pustertal, quel giorno riporta:
"il giorno 7 novembre agli italiani riuscì di avere il possesso della nostra posizione sulla cima del Col diLana con un attacco di sorpresa. [...] la nostra artiglieria tenne subito sotto il fuoco più impetuoso la cima, in modo così brillante, che il battaglione Landschutzen del capitano Valentini alle 9 di sera compì con relativa facilità il suo obbligo d'onore ed ebbe in proprie mani in modo definitivo la contrastata cima."
In dicembre ci furono altri tentativi italiani di riprendere possesso della cima, risultati inutili. Alla fine del 1915 le perdite italiane ammontavano a 104 ufficiali morti, 199 feriti e 14 dispersi, 1050 soldati morti, 5100 feriti, 435 dispersi. La prima linea italiana a 2400 metri di quota rimaneva ancora 50 metri al di sotto della austriaca, ed il comando italiano decideva di affidarsi ad una nuova tattica: la guerra di mine. Il 13 gennaio 1916 iniziano i lavori di scavo di una galleria, con l'intento di far saltare la cima del Lana. Durante tutto l'inverno gli austriaci tentano colpi di mano contro le nostre linee avanzate, creando grossi problemi anche ai lavori in galleria, che dovevano rimanere segreti; tuttavia la galleria, denominata S. Andrea, prosegue speditamente ed a marzo é lunga 52 metri. Il 3 marzo vengono percepiti rumori di scavo: gli austriaci stanno lavorando ad una galleria di contromina. Inizia allora un febbrile lavoro, per entrambi gli schieramenti è prioritario arrivare primi. Il 12 aprile la galleria di mina italiana é terminata ed inizia il caricamento della gelatina esplosiva nei fornelli; contemporaneamente le truppe che dovranno prendere d'assalto la cima del Col di Lana si ammassano nelle trincee sottostanti. Il giorno 17 tutto è pronto, si attende solo l'ordine di brillamento. Per gli austriaci, che hanno captato il cessare dei lavori, inizia una drammatica attesa: l'ordine è di non abbandonare la cima, mentre tutta l'artiglieria italiana del settore Tofane-Fedaia bombarda da ore le loro posizioni. Alle ore 23,35 esplodono i 5.500 chilogrammi di gelatina della mina, provocando un cratere di metri 30x55 profondo 12. Migliaia di metri cubi di roccia vengono scagliati in aria e ricadono sulle posizioni austriache circostanti: alle ore 1 del giorno 18 aprile le truppe italiane terminano il rastrellamento delle poche caverne intatte, il presidio austriaco della cima è rimasto quasi tutto sepolto nell'esplosione, il Col di Lana è italiano. Agli austriaci rimane la vicina cima del monte Sief. La situazione non muterà più. Il 2 novembre 1917, a causa dello sfondamento del fronte a Caporetto, la 4a armata abbandonerà le posizioni così duramente conquistate per ritirarsi sul monte Grappa; il Col di Lana torna austriaco.
Paolo Antolini - See more at: file:///C:/Users/Mauro/Documents/Grande%20Guerra/Col%20di%20Lana%20&%20Salesei/Mina%20Col%20di%20Lana/Col%20di%20Lana%20-%20Col%20di%20sangue%20-%201915-1916%20-%20Storia%20e%20Memoria%20di%20Bologna.htm#sthash.IITffagD.dpuf

     Après un timide rapprochement qui coûtera au général Luigi Nava, le commandement de la 4ème armée en faveur du général Mario Nicolis di Robilant, l’armée italienne positionnée sur le Col di Lana et le Mont Sief, donna le premier assaut le 7 juillet 1915.

    Les jours qui suivirent, nonobstant l’héroïsme des fantassins des 59ème et 52ème régiments, des bataillons alpins, et le 3ème régiment des bersaglieri, seule la première ligne de la défense autrichienne, sur la crête de Salesei et un sommet (Ridotta, Lamarmora) de la crête di Castello fut attaquée et partiellement détruite, ce qui contraint les Autrichiens à ne reculer que de quelques mètres sur le soi-disant « Bunker autrichien ». Ces attaques provoquèrent un véritable et propre massacre. A la fin de juillet, le Vallon compris entre la crête de Salesei et celle de Agai était déjà devenue « Vallon de la Mort ».

Sur Col di Lana il ya 3 «crêtes » (représentées par les flèches rouges) qui convergent vers le sommet. En haut de chacun d’eux, il y a 3 points d’appui : le «Fortino austriaco »(bunker autrichien), le « Cappello di Napoleone »( le Chapeau de Napoléon) et le « Panettone ».
    Le 2 août, la 18ème division tenta la conquête du Panettone et du Cappello di Napoleone, aux sommets des crêtes de Salesei et Agai. Après des débuts victorieux de la part des fantassins italiens, les détachements de l’Alpenkorps germanique vinrent en aide aux forces autrichiennes. La bataille cessa donc le 4 août sans aucune conquête significative de la part des Italiens .L’alternance du général Nava avec le Général Di Robilant (25 septembre) et les mauvaises conditions atmosphériques, bloquèrent jusqu’au mois d’octobre toute tentative d’avancée.

    Le 18 octobre ( 1915 ), fut le début d’une nouvelle bataille. Cette fois c’est tout le front, des Tofane à la Marmolada,qui s’enflamma ; la 18ème division, renforcée par la 266ème compagnie, les alpins du bataillon Val Cordevole, attaqua le Mont Sief, pendant que le lieutenant colonnel Peppino Garibaldi (fils de Ricciotti et donc neveu de Giuseppe Garibaldi) tentait, avec une colonne de fantassins du 59ème et 52ème régiment, la conquête du Panettone et du Capello di Napoleone ; mais une réaction énergique adversaire contraignit les nôtres à reculer le long des lignes de départ. Les renforts obtenus, la bataille recommence. Le soir du 29 octobre, les 3 crêtes qui mènent au Col di Lana, sont aux mains des Italiens : la crête du Castello con il « Fortino Austriaco »(le Bunker Autrichien), fut le premier à être conquis ( le 22octobre) ;la crête de Agai col « Cappello di Napoleone », le second (le 26 octobre) ; et du haut de cette position il fut possible de conquérir aussi il crête di Salesei col Panettone ( 29 octobre),remédiant de ce fait à l’impossibilité de conquête par le bas à travers le « Vallon de la Mort ». 

  
   Le « Panettone » conquis, ce fut le tour du « village autrichien » situé en contrebas, et dont les Italiens ignoraient totalement l’ existence . Désormais ce « vallon » pouvait être parcouru sans danger. Quelques jours après, le 4 novembre , le sous-lieutenant, Gelasio Caetani, (créateur et concepteur de la fameuse « Mine »), écrivit dans son journal : « environ une heure avant le coucher du soleil, Peppino et Sante Garibaldi, deux autres officiers et moi, gravîmes vers la crête de Agai, et traversant tranquillement le « Vallon de la Mort »,où personne n’avait pu passer jusqu’alors, nous nous rendîmes au « Panettone ».Là dans le vallon, nous passâmes près des cadavres de nos fantassins ; ils gisaient tous, la tête tournée vers le haut en direction de l’ennemi. Certains d’entre eux étaient là depuis juillet……. »

   Le 7 novembre, après une préparation d’une heure au tir d’artillerie, les troupes italiennes postées sur la crête Salesei, renouvellent l’assaut, et le 60ème d’infanterie réussit à planter le tricolore à 2464 m. d’altitude, au sommet du Col di Lana. Alors que l’on cherche à apprêter la défense, il se produit une réaction adverse déchainée, et à 22 heures, le sommet du Col di Lana est de nouveau aux mains des Autrichiens. Ce jour là le journal de la division autrichienne Pustertal rapporta : « le 7 novembre, les Italiens réussirent à connaitre notre position au sommet du Col di Lana, et nous attaquer par surprise.[…] notre artillerie défendit le sommet avec des tirs plus impétueux, de manière si brillante, que le bataillon Landschutzen du capitaine Valentini, à 9 heures du soir, accomplit, avec une relative facilité, son devoir d’honneur, et s’appropria définitivement, le sommet si contrasté. »

 
    En décembre il y eut d’autres tentatives italiennes pour reprendre possession du sommet, mais en vain.
    A la fin de 1915, les pertes italiennes s’élevaient parmi les Officiers à 104 morts, 199 blessés et 14 disparus. Parmi les Soldats, 1050 morts, 5100 blessés et 435 disparus. Le Col di Lana commença à mériter l’appellation de « Col di Sangue »(« Col de Sang »).
  La première ligne italienne se trouvait à 50 mètres au dessous de la ligne autrichienne ; le commandement italien décida donc d’adopter une nouvelle tactique : la guerre des mines.
 
    Au milieu de janvier 1916, il fut décidé l’excavation d’une galerie, avec l’intention de faire sauter le sommet du Col di Lana. La direction fut confiée au sous-lieutenant Gelasio Caetani, ingénieur des mines, en coopération avec le sous-lieutenant Rodolfo Grimaldi, le lieutenant Giovanni Maggio et du soldat Bruno Bonfioli.
   L’excavation fut réalisée par des équipes formées de huit mineurs chacune et opérant par roulements de huit heures, pendant que d’autres équipes s’occupaient du déplacement des matériaux provenant de l’excavation, les jetant dans un grand canal, d’autres encore, formées de charpentiers, mettaient en sécurité la galerie pendant que celle-ci avançait. La galerie sant’Andrea (c’est le nom qui lui fut donné), ne fut pas réalisée avec des moyens de perforations mécaniques, mais avec des pioches, des angles, des scalpels, et ceci pour deux bonnes raisons :la première représentée par la difficulté de transporter les compresseurs jusqu’à une telle hauteur, et la seconde c’est que le bruit aurait fini par être entendu des Autrichiens qui en auraient tirer des conclusions évidentes.
   La galerie de mine s’enfonce, remonte et puis continue jusque sous la tranchée autrichienne.
 
   La galerie Sant’Andrea mesurait 52 mètres du point de rencontre des trois galeries d’ouverture jusqu’à la base du « puits » incliné qui était de 20 mètres. Du sommet du bras incliné, la galerie continuait encore sur 7 mètres à l’extrémité desquels, elle déviait d’abord vers la gauche (5 m),et puis vers la droite (3,5 m), pour prendre une configuration à baïonnette. Ensuite, pour arriver aux chambres de mine, deux tunnels avaient été creusés : le premier vers la droite, long de 10 mètres, l’autre sur 6 mètres vers la gauche, chacun d’une dimension de 80 X 100 cm. La chambre de mine droite fut chargée avec 30 quintaux de gélatine, celle de gauche avec 20 quintaux pour le transport desquels, 300 soldats du 59ème d’infanterie furent engagés.

   On a fait sauté la mine le 17 avril 1916 à 23H 35, sur un ordre écrit donné à Caetani par le Major Ottorino Mezzetti.

    55 quintaux environ de gélatine de la mine explosent, provoquant un cratère de 30 X 55 mètres et profond de 12. Des milliers de mètres cube de roches sont propulsés dans les airs et retombent sur les positions environnantes, pas seulement autrichiennes : le18 avril, à 1heure de la journée, les troupes italiennes terminent le ratissage des quelques cavernes intactes, la garnison autrichienne au sommet a été quasiment toute ensevelie par l’explosion . On ne saura jamais le nombre exact de morts, quantifiés seulement « au-delà de cent », de manière très approximative ;en outre il y eut 180 prisonniers.
    Les pertes furent aussi importantes parmi les militaires italiens : 4 Officiers morts, 30 Fantassins plus 1 disparu ; 5 Officiers blessés et 141 Soldats.

   Le Col di Lana avait été conquis et sera maintenu ; le sommet voisin du Mont Sief revint aux Autrichiens. La situation, nonobstant l’explosion d’autres mines et de très nombreux combats, ne changera plus. Le 2 novembre 1917, à cause de la percée du front à Caporetto, la 4ème armée abandonnera les positions si durement conquises pour se retirer sur le Mont Grappa ; le Col di Lana retourne aux mains des Autrichiens, pour redevenir italien à la fin de la Guerre.

 En 1935, sur le bord du cratère créé par l’explosion de la mine, une chapelle a été édifiée, et depuis plus de 40 ans, chaque premier dimanche d’août, une messe y est célébrée, en hommage à tous les tombés de la Grande Guerre, sans distinction de drapeau.
   En 2012 , une statuette de Sant’Ubaldo a été placée dans la chapelle construite au Sommet du Col di Lana, exactement sur le bord du cratère laissé par l’explosion de la mine. Le motif est simple: S. Ubaldo en 1985, a été proclamé « Saint de la Réconciliation » par le pape Jean-Paul II. C’est pourquoi la présence d’une de ses images peut, à juste titre, être objet de culte, dans un lieu symbole de Guerre, afin qu’il puisse être aujourd’hui, à plusieurs années d’intervalle, symbole de paix et de réconciliation.
   L’Association Eugubini nel Mondo a programmé, pour l’année 2016, d’être présente à la célébration du centenaire de l’explosion de la « Mine du Col di Lana » avec une initiative importante : porter le feu du «Saint de la Réconciliation» au sommet du Col di Lana,sur le lieu symbole de Guerre, qui aujourd’hui, avec la présence pacifique et conjointe des militaires italiens et autrichiens, devient un symbole de paix et de fraternité. L’initiative est partagée, soutenue et rendue possible grâce à la participation de l’Association Sportive «Gubbio Runners», lesquels marathoniens porteront matériellement la «Flamme de la Réconciliation», de Gubbio au Col di Lana, avec un « marathon à relais », parcourant les routes de la moitié de l’Italie.

   La flamme sera allumée avec d’une simple cérémonie, jeudi 4 août 2016 à 20 heures à la Basilique de Sant’ Ubaldo, et sera transportée en ville pour y être conservée, jusqu’au matin suivant,dans l’Eglise de la Vittorina dans le parc annexe de la Réconciliation. Puis la flamme laissera Gubbio le vendredi 5 août à 6 h.40, après la messe célébrée dans l’Eglise de la Vittorina à 6heures, et arrivera au sommet du Col di Lana le dimanche 7 août à 11 heures, à l’occasion de la cérémonie de la commémoration en souvenir et en hommage à tous les tombés de la Grande Guerre, organisée par le Groupe Alpin du Col di Lana et par la Commune de Livinallongo.

    L’Evêque de Gubbio, mons. Mario Ceccobelli sera présent et présidera la S.Messe avec le chapelain militaire Don Lorenzo Cottali. Une délégation de la Commune de Gubbio sera également présente.

   Durant le parcours, la flamme et les marathoniens seront « escortés » par un groupe de cyclistes de l’ Association « Ikuvium Bike Adventure » et par quelques motocyclistes . Un autobus de l’entreprise « Co.tra.pe » et un ambulance de « Gubbio Soccorso », avec un staff sanitaire relatif, feront partie de la carava ne, tous bénévoles et volontaires.


   Le fait que la dernière relayeuse qui portera la flamme au sommet du Col di Lana, et allumera le trépied, qui restera éclairé la journée entière, sera une descendante d’un soldat eugubin mort en ce lieu précis du Col di Lana, revêt une importante et grande signification symbolique.

Pour les représenter et au souvenir de tous nos soldats tombés sur ce front, nous en avons choisi un, (Menichetti David), qui mourut au combat exactement sous le sommet du Col : il avait 33 ans et laissait une femme jeune avec deux enfants, dont une petite fille d’à peine un an et demi.

Eh bien, la nièce (Roberta Vantaggi), de cette petite fille, qui, à cause de la guerre, ne connut jamais son père, portera le feu de la Réconciliation, dans ce lieu, qui, cent ans auparavant, fut trempé du sang de tant de jeunes vies.

   La flamme, durant son parcours, fera une halte au Mémorial de Pian di Salesei, où elle sera accueillie par le Maire de Livinallongo du Col di Lana, Leandro Grones et par les représentants du groupe Alpini.

 

Bibiographie:
- E. Anzanello - "Aprile 1916: La Mina del Col di Lana" in Storia Militare n. 271, 2016

- R. Striffler - "Guerra di mine nelle Dolomiti, Col di Lana" - edizioni Panorama, 1997

- V. Schemfil - "1915-1917 Col di Lana" - Mursia editore 1987

- L. Viazzi - "Col di Lana Monte di Fuoco" - Mursia editore, 1985

 

Traduction du Ada Baldelli - Rabat - Maroc 
Allo scoppio della guerra, nel maggio del 1915, gli austriaci occuparono subito il Col di Lana ed il collegato monte Sief, perché la loro posizione permetteva il controllo della strada verso la Val di Fassa (austriaca) ed era possibile anche appoggiare con le armi le difese del passo della Valparola (Sasso di Stria - Lagazuoi), che bloccava agli italiani l'accesso della Val Badia. Dopo un prudentissimo avvicinamento, che costerà al generale Nava il comando dell'armata a favore del generale Di Robilant, il 5 luglio 1915 si accendeva il primo attacco alle posizioni del Lana e Sief; nonostante l'eroismo dei fanti del 45°, 59°, 52° reggimento, dei battaglioni di alpini, del 3° reggimento bersaglieri, viene intaccata e parzialmente conquistata solo la prima linea delle difese austriache sul costone di Salesei ed un cocuzzolo del costone Franza-Castello. La battaglia si spegne il 31 luglio. La calma dura poco, il 2 agosto la 18a divisione attacca le posizioni dette del panettone e del cappello di Napoleone, alla sommità dei costoni di Salesei e Agai; i nostri fanti ottengono iniziali successi, poi, a sostegno delle stremate forze austriache, intervengono i reparti dell'Alpenkorps germanico ed il 4 agosto la battaglia cessa senza alcuna significativa conquista da parte italiana. L'avvicendamento del generale Nava col generale Di Robilant e le cattive condizioni atmosferiche, bloccano fino ad ottobre ogni tentativo di avanzata.
Il 18 ottobre inizia la nuova battaglia, questa volta è tutto il fronte dalle Tofane alla Marmolada ad infiammarsi; ancora la 18° divisione rinforzata dalla 266a compagnia alpini del battaglione Val Cordevole attacca il monte Sief, mentre il tenente colonnello Garibaldi con una colonna di fanti del 59° e 52° reggimento conquista le posizioni del panettone e del cappello di Napoleone, una energica reazione avversaria costringe i nostri a rientrare alle linee di partenza. Ricevuti i rinforzi, il giorno 26 ottobre, la battaglia ricomincia. La sera del 29 tutti e 3 i costoni che portano alla cima del Col di Lana sono in mano italiana: il costone di Salesei col panettone, il costone Agai col cappello di Napoleone, il costone Castello con le posizioni dette della ridotta Lamarmora ed il fortino. Tornata la calma, l'Alpenkorps rientra al fronte francese. Sulla linea Corte, Col di Lana e monte Sief rimangono gli austriaci, protetti da trincee in roccia con reticolati larghi 8 metri e nei bunker 60 mitragliatrici e 50 pezzi d'artiglieria. Il 7 novembre, dopo una preparazione di fuoco d'artiglieria di un’ora, le truppe italiane appostate sul costone Salesei rinnovano l'assalto, ed il 60° fanteria riesce a piantare il tricolore sulla quota 2464, la cima del Col di Lana. Mentre si cerca di approntare la difesa, si scatena la reazione avversaria, e alle 22 la cima del Col di Lana è di nuovo in mano austriaca. Il diario della divisione austriaca Pustertal, quel giorno riporta:
"il giorno 7 novembre agli italiani riuscì di avere il possesso della nostra posizione sulla cima del Col diLana con un attacco di sorpresa. [...] la nostra artiglieria tenne subito sotto il fuoco più impetuoso la cima, in modo così brillante, che il battaglione Landschutzen del capitano Valentini alle 9 di sera compì con relativa facilità il suo obbligo d'onore ed ebbe in proprie mani in modo definitivo la contrastata cima."
In dicembre ci furono altri tentativi italiani di riprendere possesso della cima, risultati inutili. Alla fine del 1915 le perdite italiane ammontavano a 104 ufficiali morti, 199 feriti e 14 dispersi, 1050 soldati morti, 5100 feriti, 435 dispersi. La prima linea italiana a 2400 metri di quota rimaneva ancora 50 metri al di sotto della austriaca, ed il comando italiano decideva di affidarsi ad una nuova tattica: la guerra di mine. Il 13 gennaio 1916 iniziano i lavori di scavo di una galleria, con l'intento di far saltare la cima del Lana. Durante tutto l'inverno gli austriaci tentano colpi di mano contro le nostre linee avanzate, creando grossi problemi anche ai lavori in galleria, che dovevano rimanere segreti; tuttavia la galleria, denominata S. Andrea, prosegue speditamente ed a marzo é lunga 52 metri. Il 3 marzo vengono percepiti rumori di scavo: gli austriaci stanno lavorando ad una galleria di contromina. Inizia allora un febbrile lavoro, per entrambi gli schieramenti è prioritario arrivare primi. Il 12 aprile la galleria di mina italiana é terminata ed inizia il caricamento della gelatina esplosiva nei fornelli; contemporaneamente le truppe che dovranno prendere d'assalto la cima del Col di Lana si ammassano nelle trincee sottostanti. Il giorno 17 tutto è pronto, si attende solo l'ordine di brillamento. Per gli austriaci, che hanno captato il cessare dei lavori, inizia una drammatica attesa: l'ordine è di non abbandonare la cima, mentre tutta l'artiglieria italiana del settore Tofane-Fedaia bombarda da ore le loro posizioni. Alle ore 23,35 esplodono i 5.500 chilogrammi di gelatina della mina, provocando un cratere di metri 30x55 profondo 12. Migliaia di metri cubi di roccia vengono scagliati in aria e ricadono sulle posizioni austriache circostanti: alle ore 1 del giorno 18 aprile le truppe italiane terminano il rastrellamento delle poche caverne intatte, il presidio austriaco della cima è rimasto quasi tutto sepolto nell'esplosione, il Col di Lana è italiano. Agli austriaci rimane la vicina cima del monte Sief. La situazione non muterà più. Il 2 novembre 1917, a causa dello sfondamento del fronte a Caporetto, la 4a armata abbandonerà le posizioni così duramente conquistate per ritirarsi sul monte Grappa; il Col di Lana torna austriaco.
Paolo Antolini - See more at: file:///C:/Users/Mauro/Documents/Grande%20Guerra/Col%20di%20Lana%20&%20Salesei/Mina%20Col%20di%20Lana/Col%20di%20Lana%20-%20Col%20di%20sangue%20-%201915-1916%20-%20Storia%20e%20Memoria%20di%20Bologna.htm#sthash.IITffagD.dpuf
Allo scoppio della guerra, nel maggio del 1915, gli austriaci occuparono subito il Col di Lana ed il collegato monte Sief, perché la loro posizione permetteva il controllo della strada verso la Val di Fassa (austriaca) ed era possibile anche appoggiare con le armi le difese del passo della Valparola (Sasso di Stria - Lagazuoi), che bloccava agli italiani l'accesso della Val Badia. Dopo un prudentissimo avvicinamento, che costerà al generale Nava il comando dell'armata a favore del generale Di Robilant, il 5 luglio 1915 si accendeva il primo attacco alle posizioni del Lana e Sief; nonostante l'eroismo dei fanti del 45°, 59°, 52° reggimento, dei battaglioni di alpini, del 3° reggimento bersaglieri, viene intaccata e parzialmente conquistata solo la prima linea delle difese austriache sul costone di Salesei ed un cocuzzolo del costone Franza-Castello. La battaglia si spegne il 31 luglio. La calma dura poco, il 2 agosto la 18a divisione attacca le posizioni dette del panettone e del cappello di Napoleone, alla sommità dei costoni di Salesei e Agai; i nostri fanti ottengono iniziali successi, poi, a sostegno delle stremate forze austriache, intervengono i reparti dell'Alpenkorps germanico ed il 4 agosto la battaglia cessa senza alcuna significativa conquista da parte italiana. L'avvicendamento del generale Nava col generale Di Robilant e le cattive condizioni atmosferiche, bloccano fino ad ottobre ogni tentativo di avanzata.
Il 18 ottobre inizia la nuova battaglia, questa volta è tutto il fronte dalle Tofane alla Marmolada ad infiammarsi; ancora la 18° divisione rinforzata dalla 266a compagnia alpini del battaglione Val Cordevole attacca il monte Sief, mentre il tenente colonnello Garibaldi con una colonna di fanti del 59° e 52° reggimento conquista le posizioni del panettone e del cappello di Napoleone, una energica reazione avversaria costringe i nostri a rientrare alle linee di partenza. Ricevuti i rinforzi, il giorno 26 ottobre, la battaglia ricomincia. La sera del 29 tutti e 3 i costoni che portano alla cima del Col di Lana sono in mano italiana: il costone di Salesei col panettone, il costone Agai col cappello di Napoleone, il costone Castello con le posizioni dette della ridotta Lamarmora ed il fortino. Tornata la calma, l'Alpenkorps rientra al fronte francese. Sulla linea Corte, Col di Lana e monte Sief rimangono gli austriaci, protetti da trincee in roccia con reticolati larghi 8 metri e nei bunker 60 mitragliatrici e 50 pezzi d'artiglieria. Il 7 novembre, dopo una preparazione di fuoco d'artiglieria di un’ora, le truppe italiane appostate sul costone Salesei rinnovano l'assalto, ed il 60° fanteria riesce a piantare il tricolore sulla quota 2464, la cima del Col di Lana. Mentre si cerca di approntare la difesa, si scatena la reazione avversaria, e alle 22 la cima del Col di Lana è di nuovo in mano austriaca. Il diario della divisione austriaca Pustertal, quel giorno riporta:
"il giorno 7 novembre agli italiani riuscì di avere il possesso della nostra posizione sulla cima del Col diLana con un attacco di sorpresa. [...] la nostra artiglieria tenne subito sotto il fuoco più impetuoso la cima, in modo così brillante, che il battaglione Landschutzen del capitano Valentini alle 9 di sera compì con relativa facilità il suo obbligo d'onore ed ebbe in proprie mani in modo definitivo la contrastata cima."
In dicembre ci furono altri tentativi italiani di riprendere possesso della cima, risultati inutili. Alla fine del 1915 le perdite italiane ammontavano a 104 ufficiali morti, 199 feriti e 14 dispersi, 1050 soldati morti, 5100 feriti, 435 dispersi. La prima linea italiana a 2400 metri di quota rimaneva ancora 50 metri al di sotto della austriaca, ed il comando italiano decideva di affidarsi ad una nuova tattica: la guerra di mine. Il 13 gennaio 1916 iniziano i lavori di scavo di una galleria, con l'intento di far saltare la cima del Lana. Durante tutto l'inverno gli austriaci tentano colpi di mano contro le nostre linee avanzate, creando grossi problemi anche ai lavori in galleria, che dovevano rimanere segreti; tuttavia la galleria, denominata S. Andrea, prosegue speditamente ed a marzo é lunga 52 metri. Il 3 marzo vengono percepiti rumori di scavo: gli austriaci stanno lavorando ad una galleria di contromina. Inizia allora un febbrile lavoro, per entrambi gli schieramenti è prioritario arrivare primi. Il 12 aprile la galleria di mina italiana é terminata ed inizia il caricamento della gelatina esplosiva nei fornelli; contemporaneamente le truppe che dovranno prendere d'assalto la cima del Col di Lana si ammassano nelle trincee sottostanti. Il giorno 17 tutto è pronto, si attende solo l'ordine di brillamento. Per gli austriaci, che hanno captato il cessare dei lavori, inizia una drammatica attesa: l'ordine è di non abbandonare la cima, mentre tutta l'artiglieria italiana del settore Tofane-Fedaia bombarda da ore le loro posizioni. Alle ore 23,35 esplodono i 5.500 chilogrammi di gelatina della mina, provocando un cratere di metri 30x55 profondo 12. Migliaia di metri cubi di roccia vengono scagliati in aria e ricadono sulle posizioni austriache circostanti: alle ore 1 del giorno 18 aprile le truppe italiane terminano il rastrellamento delle poche caverne intatte, il presidio austriaco della cima è rimasto quasi tutto sepolto nell'esplosione, il Col di Lana è italiano. Agli austriaci rimane la vicina cima del monte Sief. La situazione non muterà più. Il 2 novembre 1917, a causa dello sfondamento del fronte a Caporetto, la 4a armata abbandonerà le posizioni così duramente conquistate per ritirarsi sul monte Grappa; il Col di Lana torna austriaco.
Paolo Antolini - See more at: file:///C:/Users/Mauro/Documents/Grande%20Guerra/Col%20di%20Lana%20&%20Salesei/Mina%20Col%20di%20Lana/Col%20di%20Lana%20-%20Col%20di%20sangue%20-%201915-1916%20-%20Storia%20e%20Memoria%20di%20Bologna.htm#sthash.IITffagD.dpuf