A Spoleto l'artista eugubino Alberico Morena ha ricevuto il
premio "Lex Spoletina",
promosso dalla associazione Amici di Spoleto insieme al
Comune.
Il prestigioso riconoscimento, riproduzione del cippo di pietra del
II secolo a.C. su cui è incisa una legge di protezione per i boschi
sacri, viene ogni anno assegnato a persone che abbiano contribuito
alla concreta difesa del patrimonio, culturale e ambientale, alla
conoscenza di Spoleto.
Alberico Morena, eugubino, risiede e lavora a Spoleto dal 1956 dove
si è trasferito per insegnare presso il locale Istituto Statale
d'Arte che ha diretto sino al 1977. La sua ampia attività di
incisore e pittorica è stata particolarmente apprezzata e gli è
valsa numerosi riconoscimenti. Durante la lunga permanenza a
Spoleto, unitamente alla indimenticabile consorte Susi, ha
partecipato attivamente alla vita delle Città immedesimandosi nelle
varie problematiche e mostrando grande interesse anche per le
manifestazioni artistico culturali spoletine; Giancarlo Menotti lo
chiamò ad esporre le sue opere nell'ambito del Festival dei Due
Mondi. Alberico Morena ha contribuito, in questo modo, efficacemente
alla conoscenza del patrimonio storico artistico e culturale di
Spoleto
A consegnare la Lex ad Alberico Morena è stato il sindaco di
Gubbio,
Orfeo
Goracci, che così si è espresso: « E’ con vero
onore e piacere personale che oggi, in qualità di sindaco della
città di Gubbio, partecipo a questa prestigiosa cerimonia. Con un
compito graditissimo e impegnativo per me, sicuramente non profondo
conoscitore del linguaggio dell’arte. Ma Alberico Morena mi
perdonerà se non saprò rappresentare come merita la sua figura e il
suo ingegno. La stima profonda, l’apprezzamento, e – se posso
permettermi – l’affetto per l’illustre concittadino sapranno
sopperire alle
manchevolezze e assicurarmi la benevolenza dei presenti. Morena è un
artista che ha scelto un linguaggio preciso, quello dell’incisione,
che richiede sguardo
mirabile e paziente lavoro. La pratica costante
in questo tipo di espressione, l’innata propensione al disegno,
l’intuizione feconda, l’ispirazione fertile, la qualità dello stile
hanno fatto di lui un Maestro, riconosciuto da decenni tra i più
grandi incisori del tempo, apprezzato dalla critica e amato dai suoi
estimatori. Classe 1926, nato a Gubbio, come dicevo, Morena ha avuto
modo di sperimentare il suo periodo di formazione a Urbino, alla
famosa Scuola del Libro, esperienza per lui fondante e duratura.
Oggi siamo qui a Spoleto, terza città ‘d’eccellenza’ se così
possiamo definirla, del suo percorso artistico e della sua vita,
dove molto ha lavorato, anche in veste di direttore dell’Istituto
d’Arte. Qui si completa la definizione architettonica dei suoi
lavori. Tra il medioevo di Gubbio, il rinascimento di Urbino,
Spoleto si inserisce con i suoi volumi romanici, con la misura
classica che raggiunge il sublime, con le linee delle abbazie, delle
cattedrali, delle chiese e dei cenobi. Spoleto è presente nella
purezza delle immagini e nella semplicità essenziale che si colora
di accenti popolareschi. Qui Morena ha già ricevuto altri
prestigiosi riconoscimenti, oltre quello di oggi, così come molti ne
ha ricevuti nei luoghi in cui la sua fama di "grafico di rango" è
cresciuta e si è radicata. A fianco dell’opera xilografica, si è poi
sviluppata l’attività pittorica, valutata in stretta correlazione
tematica e formale, tanto che risulta impossibile una lettura
separata e autonoma tra le due espressioni. Alternando il bulino al
pennello, Morena procede nella sua vocazione di narratore, capace di
animare un’immagine con sorprendente concretezza spaziale e magica
partitura di luci e ombre. Valori costanti nutrono il suo
immaginario di artista, attento testimone di atti privati e
accadimenti collettivi ma con uno sguardo assorto e pungente che
vede al di là, per estrarre dalla vita quotidiana un apologo visivo
di grande forza etica. Unanime e lusinghiero il consenso verso il
suo "fare", con riconoscimenti nei maggiori premi di settore,
inviti, attestati, mostre personali, acquisizioni nei musei più
rappresentavi in Italia e all’estero. Ma alla sua storia esterna,
mondana per così dire, Morena sembra aver prestato sempre poca
attenzione, non per superbia o snobbismo, semmai per una natura
schiva e riservata, proprio per intima convivenza con quel mondo poetico
e misurato, appartato ed elettivo che si esprime nel segno
dell’artista purosangue. Della
sua opera hanno scritto tanti uomini
di cultura: da Valerio Volpini a Dino Carlesi, da Dino Buzzati, a
Umberto Marvardi, a Enzo Carli. Costoro e molti altri potrebbero
parlare più compiutamente ma ciò che voglio sottolineare è come
l’incontro con un artista come Alberico sia fecondo di verità e
emozione per tutti. Perché la sua capacità di comunicare le emozioni
in maniera immediata, e direi fulminante, proviene da una radice
comune dell’anima, da quella umanità profonda e ancestrale che ci
lega al mistero. Le sue xilografie rivelano da un lato una tecnica
raffinatissima, una padronanza assoluta dei mezzi espressivi,
dall’altro, corrispondono ad un’istanza di sensibilità profonda e di
alta valenza simbolica. Guardare le sue opere, dalle evocate
architetture in cui si muovono personaggi sospesi e incantati, al
continuo rimando ad una matrice contadina, è in realtà schiarirsi le
idee sul presente, sulla nostra alienata e frenetica realtà di vita
che così poco ormai concede allo stupore, alla lentezza e alla
letizia. Ebbene, stupore e letizia, e anche un frammisto senso di
umiltà e solitudine arcana, contraddistinguono i gesti rallentati di
una umanità laboriosa e attenta, positiva nella rappresentazione del
mondo. Morena traccia una sorta di “topografia lirica” ambientata
tra Marche e Umbria, sullo sfondo di una natura nutrita di cultura
secolare. L’artista guarda e indaga gli abitanti che la popolano con
ironia ma anche con pietà e soprattutto con amore. Siamo a Spoleto,
ma permettetemi di ricordare un’opera dell’intera produzione
incisoria, realizzata dall’artista a 24 anni: l’Alzata, la fase
iniziale della Festa dei Ceri, che si svolge ogni 15 maggio a
Gubbio. L’aspetto folkloristico e pittorico si sublima nel
raccontare la fatica degli uomini che sollevano queste pesanti
macchine di legno, mentre una folla frenetica si agita intorno;
hanno tutti la stessa espressione e vivono in simbiosi solidale una
delle pagine più straordinaria della tradizione italiana ed europea.
Noi la capiamo meglio la nostra festa anche grazie a lui, a quello
che è stato capace di raccontare.
Grazie Alberico. »
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