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ALBERO DI NATALE A GUBBIO | ||
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L'Albero più grande del Mondo |
Origine e Storia dell'Albero di Natale nel
Mondo |
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Visita il
Sito Ufficiale dell'Albero di Natale più Grande del Mondo http://www.alberodigubbio.com |
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L' Albero più Grande del Mondo
Dal
1981 a Gubbio un
gruppo di operosi eugubini "Alberaioli" realizza sulle pendici del
Monte Ingino, il "Colle eletto dal Beato Ubaldo" (come lo
ha definito Dante Alighieri, nel XI canto del Paradiso), un albero natalizio che
è entrato dal 1991 nel Guinness dei Primati come:
"l'Albero di
Natale più grande del mondo".
Grande è l'impressione di chi contempla questa meraviglia che spande la propria luce sulla "città di pietra" e su tutta la valle intorno, stupore che aumenta oltremodo nel caso sia presente la neve, tutt'altro che improbabile dato il periodo! Grazie a questa grandiosa opera, Gubbio è diventata un luogo di favola che suscita nel periodo natalizio l'interesse di giornali, televisioni e riviste di tutto il mondo. Da riflettere sul fatto che addirittura alcune compagnie aeree modificano la rotta di taluni voli notturni per permettere ai propri passeggeri la visione di un così grande spettacolo! Davvero, ora c'è un motivo in più per dire, con lo scrittore Guido Piovene, "Gubbio magica…va dall'incanto al sublime". Per la realizzazione dell'Albero sono necessari circa otto chilometri di cavi elettrici, circa 600 punti luce, 1350 prese, per un assorbimento di circa 35 Kilowatt. La base dell'Albero misura 250 metri e si estende in altezza per circa 350 m. La Stella, che lo sovrasta, è larga 40 m. e alta 25 m. L'Albero viene acceso la sera del 7 dicembre di ogni anno, ed è spento la domenica successiva all'Epifania, ma mesi di duro lavoro precedono e seguono l'avvenimento! Gubbio e gli Eugubini debbono riconoscenza al gruppo di questi appassionati volontari, che aumentato negli anni, realizza con puntualità e costanza l'Albero sul Monte Ingino. Ora si sono dati una veste giuridica ed hanno costituito il "Comitato dell'Albero di Natale più grande del mondo" intitolato a Mario Santini, uno degli ideatori e fondatori. Dal gennaio 2013 le immagini dell' «Albero di natale più grande del mondo» non potranno essere più utilizzate per scopi commerciali senza l'autorizzazione del "Comitato". Infatti dall'inizio del mese di gennaio 2013 l'Albero è stato depositato e registrato come "opera inedita" alla SIAE (Società italiana degli Autori e degli Editori) e tutelata quindi dal diritto d'autore. “Lo scopo della tutela - ha spiegato l'allora Presidente, Lucio Costantini - è quello di evitare utilizzi, in particolar modo commerciali, dell’immagine o del nome dell’Albero non concordati e condivisi con il Comitato, per non cadere in situazioni che possano vedere il nome o l’immagine dell’Albero legate ad eventi o prodotti non ritenuti adeguati e in linea con quello che è lo spirito che anima i soci del Comitato”. Il comitato Albero di Natale ha depositato non solo l’immagine ma anche il nome e, quindi, se da un lato tutti potranno liberamente realizzare il proprio albero luminoso come già avviene a Castelbellino, Moiano e Soligo, dall’altro, esisterà un solo e unico “Albero di Natale più grande del mondo”, quello realizzato sulle pendici del Monte Ingino di Gubbio.
1* dic. 2023 - il Ministero delle
Imprese e del Made in Italy ha emesso un
francobollo (valore di 1,25
Euro) dedicato all’Albero di Gubbio.
L'Albero ha stimolato anche la vena poetica del poeta dialettale eugubino Piero Radicchi che nella raccolta "Misticanza… e… la morale de la favola…" scrive:
L'ALBERO LUMINOSO Più GRANDE Nell'attesa del celestial vagìto D'amore, pace e volontà fecondo Nasce a Gubbio, proteso all'infinito Il più bello e grand'albero del mondo. Albero luminoso che affratella, ai condottieri illumini le menti, doni vita serena quella stella e irradii pace in tutti i continenti. Brillan le luci su per l'erto Ingino Fervente omaggio a Ubaldo gran patrono Che a difesa del popolo eugubino sconfisse gli odi e seminò il perdono. Scorra da Gubbio e ovunque il pio messaggio germogli carità schiacciando il male dalle città al più piccolo villaggio… Da Gubbio a tutto il mondo… "Buon Natale". BIBLIOGRAFIA RADICCHI P. Misticanza…e…la morale de la favola, a cura delle "Cementerie A. Barbetti" - Tipografia Zebi - Gubbio 1988.
Dal 1981 al 1987 la
cerimonia dell'accensione era un rito quasi privato.
Dal 1988 ha assunto i caratteri di un evento pubblico e i personaggi che hanno acceso l’Albero sono:
1988 -
Paolo
Barboni, Sindaco di Gubbio
2001 - Maria Grazia Cucinotta,
attrice e
Carlo Giovanardi, Ministro della Repubblica 2018 - Piloti delle Frecce Tricolori 2019 - Padre Francesco Patton, il Custode di Terra Santa
2020 - Filippo M. Stirati e
Luciano Paoletti Bedini, Sindaco e Vescovo di Gubbio |
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Origine e Storia dell'Albero di Natale, nel Mondo
La tradizione dell’albero di Natale
è molto recente rispetto a
quella del Presepe (realizzato per la prima volta nella notte tra il 24 e
il 25 dicembre 1223, da S. Francesco e i suoi frati, tra le montagne di Greccio, vicino a Rieti).
Se il presepe è di origine italiana, la
tradizione di piantare ed ornare un albero nel periodo di Natale
risale ai
popoli germanici.
Ma questa tradizione dell’albero, come la festa stessa del Natale, fonda le proprie origini in culti diffusi e molto sentiti nel passato di vari popoli. Nella Roma pagana, già due o tre secoli prima di Cristo, dal 19 al 25 dicembre si festeggiavano i Saturnali, feste in onore del dio Saturno, dio dell'agricoltura. Era questo un periodo durante il quale si viveva in pace, si scambiavano doni, si facevano sontuosi banchetti. Erano feste di gioia, di rinnovamento, di speranza per il futuro tant’è che, in tale occasione, si rinnovavano anche i contratti agrari. Lo stesso periodo che comprende il “solstizio d'inverno” (21 dicembre) veniva festeggiato anche presso i Celti, i cui sacerdoti, avendo notato che gli abeti rimanevano sempre verdi anche durante l'inverno, iniziarono a considerarli come un simbolo di lunga vita e cominciarono ad onorarli nelle feste invernali. I Teutoni erano soliti, durante tale periodo, piantare un grosso abete ornato di ghirlande e bruciare un enorme ceppo, nel camino, per festeggiare il passaggio dall'autunno all'inverno. Il ceppo aveva un significato simbolico: si bruciava il passato e, dal modo di ardere del legno, si cercavano di cogliere i presagi su come sarebbe stato il futuro. Già nel 274 d.C., l'imperatore romano Aureliano (270-285 d.C.) decise che il 25 dicembre si festeggiasse il Dio Sole e in tutto il mondo romano quel giorno divenne una gran festa, era il "dies natalis Solis Invicti", il giorno della nascita del Sole Invincibile, il giorno in cui si festeggiava la rinascita sull'orizzonte del nuovo sole, essendo il vecchio simbolicamente morto al solstizio d'inverno (21 dic.), quando aveva raggiunto il punto più basso dell'orizzonte. Il Sole dal 22 al 24 dicembre sembra fermarsi in cielo (“solstitium” significa “sole fermo”) per riprendere subito dopo il suo cammino verso l'alto, ogni giorno di più, fino al solstizio d'estate dove invece si verifica il fenomeno inverso. In altre parole l’altezza minima del Sole sull’orizzonte a mezzogiorno del solstizio invernale (21 dicembre), il suo apparente sostare e la sua risalita sul meridiano nel cielo del 25 dicembre, lo assimila ad un dio che nasce e per questo viene festeggiato. Questo fenomeno sicuramente era rimasto impresso nella mente dell'uomo fin dalle epoche preistoriche, quando la diminuzione di luce e di calore avrà sicuramente fatto temere lo spegnersi della stella che assicurava la vita sulla terra e che poi, in quasi tutte le religioni antiche, fu personificata in un dio. Da qui i festeggiamenti per il suo risorgere. Tracce di celebrazioni legate a queste vicende astrali, alla nascita cioè dell'anno nuovo, si trovano intorno alla data del 25 dicembre anche presso le primitive religioni persiane, fenice, siriane, peruviane, messicane, indù. Ritornando al Natale, se è vero che discende da antiche cerimonie dedicate al Dio Sole, non deve stupire che, nonostante siano trascorsi molti secoli, gli antichi significati siano sopravvissuti. Infatti il fuoco è l'elemento fondamentale di numerosi rituali natalizi europei ed extraeuropei. È molto probabile che da tutte queste tradizioni del passato abbia preso origine la tradizione del ceppo natalizio, il cui fuoco bene rappresentava il sole, e dal ceppo di quercia (simbolo di forza e di solidità) che nelle case doveva bruciare per dodici giorni consecutivi (fino alla nostra Epifania, quando le giornate iniziano lentamente ad allungarsi) si prendevano gli auspici su come sarebbe stato l’anno successivo in base alla maniera come bruciava. Nel 337 d.C. Papa Giulio I scelse il 25 dicembre come giorno della nascita di Gesù, proprio perché era già un giorno di grande festa. Consueto per il Cristianesimo trasferire a sé date religiose particolarmente sentite, modificando la simbologia per cui, in questo caso, la "nascita del sole" divenne la "nascita di Cristo", mentre la "luce solare" simboleggiò la "luce divina del Figlio di Dio". In realtà la data della nascita di Cristo è sconosciuta. Non se ne conosce esattamente l'anno, anche se sulla base di avvenimenti storicamente accertati (censimento indetto dall'imperatore Augusto nel 7 a.C., morte del Re Erode che si attesta nel 4 a.C.) si ipotizza che possa essere avvenuta in un lasso di tempo che va dal 4 a.C. al 7 a.C. Ovviamente tanto meno si conosce il giorno e il mese della nascita di Gesù. Questa sovrapposizione operata dal Cristianesimo sulle tradizioni popolari preesistenti non riguardò solo il Natale, ma anche altre ricorrenze pagane. Per esempio: la festa di San Giorgio ha preso il posto della festa della Dea Pales; i festeggiamenti di San Giovanni Battista hanno sostituito la festa dell'acqua; la festività dell'Assunzione della Vergine ha preso il posto delle celebrazioni di Diana; Samhain (Halloween) è diventata la festa di Tutti i Santi e via di seguito. Anche al giorno del riposo settimanale (festa di stato, introdotta da Costantino nel 321 d.C.) che si chiamava "giorno del sole" (dies solis) fu cambiato il nome in Domenica= giorno del Signore. Ma nei paesi anglosassoni rimase il nome iniziale, derivato dal latino: in inglese infatti ancora oggi si dice Sun-day e in tedesco Son-tag… giorno del sole, appunto! L'origine dell'abete come simbolo natalizio ci è narrata da molte antiche storie: la più importante e quella del miracolo compiuto dal San Bonifacio, nato in Inghilterra nel 675 e morto martire in Germania nel 754; egli, missionario nei dintorni di Geismar, nella Germania settentrionale, notò alcuni pagani che adoravano una quercia per preparare il sacrificio del piccolo principe Asulf al dio Thor. San Bonifacio li fermò ed abbatté la quercia. Appena la quercia cadde, apparve un abete: San Bonifacio spiegò allora al popolo che l’Abete, sempreverde, era l'albero della vita e che rappresentava Cristo. Un’altra leggenda racconta di un uomo che in Alsazia, rientrando a casa la notte di Natale, vide il meraviglioso spettacolo delle stelle che brillavano attraverso i rami di un abete. Per spiegare alla moglie ciò che aveva visto tagliò allora un piccolo abete e lo ornò di candeline accese. Nacque cosi il primo albero di Natale. Si ha notizia di documenti che in Alsazia, nel 1521, autorizzano i cittadini a tagliare il loro albero di Natale, mentre una cronaca di Strasburgo del 1605 precisa che per Natale si portano in casa degli abeti, si mettono nelle stanze, si ornano con rose di carta di vari colori, mele, zucchero e oggetti dorati. Da allora la tradizione dell'albero si estese presso molti altri popoli del nord Europa e cominciò ad accompagnare la ricorrenza natalizia. Johann Wolfgang Goethe (1749-1832), pur non essendo propriamente di fede cattolica o protestante, amava moltissimo questa usanza e grazie a lui l'albero si impose a Weimar che era un importantissimo centro culturale dell'epoca. Nella sua famosa opera "I dolori del giovane Werther" (1774) l'albero di Natale compare per la prima volta anche nella grande letteratura. Si sa che nel 1840 la principessa Elena di Germania, sposa del duca d'Orleans, preparò il suo albero di Natale alle Tuileries di Parigi, suscitando lo stupore della corte. I primi addobbi di cui si ha notizia erano mele colorate ed ostie, con evidente significato religioso. Poi comparvero lumi, immagini, rose di carta, ghirlande di fiori secchi. Alle ghirlande si unirono nastri e frutti colorati, poi le candeline, fino a quando, verso la metà del 1800, alcuni fabbricanti svizzeri e tedeschi cominciarono a preparare leggeri e variopinti oggetti di vetro soffiato che diventarono di moda e costituirono l'ornamento tradizionale dell'albero natalizio. Infatti nel 1848 apparve il primo ornamento in vetro, in Germania: si trattava di un "kugel", una larga palla cava all'interno, con dimensioni che variavano dai tre ai venti centimetri; le più piccole venivano utilizzate per decorare l'albero e divennero l'ornamento tradizionale dell'albero natalizio. Nel 1841, con l'arrivo alla corte inglese del Principe Alberto di Sassonia, marito di origine tedesca della Regina Vittoria, l'usanza di addobbare un abete di Natale si diffuse rapidamente in Inghilterra e poi in tutto il mondo. La Regina Vittoria (1819-1901) infatti, fece addirittura pubblicare un’ immagine del suo Albero di Natale su "Godey's Lady's Book", una celebre rivista dell'epoca. Verso la fine del 1800 questa moda dilagava in tutte le corti europee tra le famiglie della nobiltà. Anche la Regina Margherita (1851-1926), moglie del Re d’Italia Umberto I°, ne fece allestire uno, in un salone del Quirinale, dove la famiglia reale abitava. La novità piacque moltissimo e l'albero divenne di casa tra le famiglie aristocratiche italiane. Nel nostro secolo assistiamo a una diffusione massiccia e capillare di questa usanza. Molte tradizioni natalizie oggi appaiono un po’ indebolite, come la recitazione di poesie natalizie da parte dei bambini, il cantare insieme le canzoni di natale, le letterine che i bambini erano soliti inviare a Babbo Natale o Gesù Bambino elencando i regali desiderati, la preparazione in famiglia dei dolci tipici di Natale, etc. Ma l'albero ha resistito, anzi, ha rafforzato la sua posizione, sembra proprio che sia lui il vero simbolo di Natale. E l'albero stesso molte volte non è più l'abete di un tempo, ma un sostituto di plastica o di altri materiali, riutilizzabili. Le candele di cera sono diventate fantasmagoriche luci elettriche. Nelle case della maggior parte del popolo italiano l'albero di Natale è arrivato da pochi decenni. La sua diffusione massiccia si è avuta appena dopo la seconda guerra mondiale ed è dovuta alla presenza dei soldati americani, nell’immediato secondo dopoguerra. Negli USA infatti l’usanza dell’albero di Natale, poiché era nata tra i protestanti, era già molto diffusa.
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Alberi
di Natale famosi nel Mondo
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Una luce dell’Albero, quella che verrà scelta, prenderà il nome di
qualcuno a te caro (figlio, partner, nepote, ecc) e la piccola offerta
richiesta la terrà accesa per tutto il periodo in cui l’Albero
illuminerà il Natale dell'anno in questione. E’ un modo concreto per dare continuità a questa splendida opera dell’ingegno eugubino e farla sentire sempre più proprietà di tutti. |
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