Grande partecipazione e viva emozione per l'inaugurazione
del restauro della Terza Cappelluccia sul Monte Ingino da
parte della
Famiglia dei Santantoniari: un progetto sul
quale l'associazione ceraiola guidata da Alfredo Minelli lavorava da tempo.
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La cappelluccia - la terza salendo lungo gli stradoni del
monte - è dedicata a S. Michele Arcangelo ed era l'unica che attendeva un
intervento di restauro e risistemazione (le altre sono state da tempo
ristrutturate a cura delle Famiglie dei Santubaldari e dei Sangiorgiari).
Ad aprire l'incontro i saluti istituzionali il presidente della Famiglia,
Alfredo Minelli:
«Buon pomeriggio a tutti, porgo il saluto mio personale e del Consiglio della
Famiglia dei Santantoniari a tutte le autorità civili militari e religiose
intervenute a tutti i presenti che hanno voluto unirsi a noi in questa
bellissima giornata.
Oggi noi mettiamo un altro punto fermo, non solo per noi Santantoniari, ma anche
per la Città, dopo tanti anni di fermo e di silenzio abbiamo recuperato e
restaurato la Terza Cappelluccia dedicata a S. Michele Arcangelo.
Lo abbiamo fatto con lo stesso spirito che anima la nostra attività sin dalla
nostra costituzione. Il lavoro è stato quasi frenetico e (non ve lo nascondo),
anche duro, ma godiamoci con soddisfazione questo risultato.
Ricordiamo che questo è l'esito di un percorso fatto di coraggio insieme a un
po' di incoscienza. C'era in noi il desiderio di portare fino in fondo un
progetto, un proposito e non ultimo il rendere omaggio a persone a noi care.
L'idea di recuperare questo bellissimo luogo parte da lontano: nel 2011, ma è
balenata più volte in testa ai nostri più arditi compagni di viaggio della
Famiglia; due nomi su tutti il maestro Pietrangelo Farneti “il Pacio” e il
nostro Nello Ontano.
Proprio nel 2011 una specie di segno premonitore ci arrivò con un bellissimo
regalo da parte del Santantoniaro Francesco Allegrucci, che ci fece dono dei
progetti originali della Cappelluccia (datati 1870) dell'architetto livornese
Luigi del Moro. Quei disegni ci parlarono innegabilmente della opportunità di
osare e tentare il recupero, creando così un nostro punto di riferimento quassù,
sul Monte Ingino, vicino a S. Ubaldo. Era per noi un luogo pieno di ricordi, di
aneddoti, di richiami, insomma lo sentivamo giusto. Partì il progetto e
cominciammo a sognare, nel nostro modo solito, prima scherzando come se fosse
una battuta, e poi chiedendoci: “Perchè no?”. Purtroppo i principali fautori
dell'idea originale non erano più tra noi ma questo non ci ha rallentato, anzi,
è stato una spinta ancora più forte.
Il senso della parola data, la fedeltà alla memoria, quella cultura della
continuazione oltre ogni limite che da sempre ci ha animato e a cui siamo stati
sempre fedeli, ci ha consentito anche stavolta di arrivare in fondo.
Questo lavoro è quindi dedicato anche a loro che, spiritualmente condividono con
noi questo momento e questa nostra soddisfazione.
Non possiamo che ringraziare quanti ci hanno aiutato e supportato: in primis la
Fondazione della Cassa di Risparmio di Perugia e poi tutte le componenti
non-Santantoniare dandoci fiducia e aiuto. Lasciatemi però rimarcare una realtà
oggettiva. Quello che vedete è il risultato, il frutto e l'esito del lavoro
anche e soprattutto di tanti Santantoniari che trascurando impegni personali si
sono dedicati con generosità, caparbietà e senza fronzoli, a lavorare in questo
luogo. Un cantiere che non aveva orari né soste, lo hanno fatto anonimamente con
la sola soddisfazione di fare un “qualcosa” in cui si credeva. Permettetemi di
essere orgoglioso di questo. Anche perchè proprio questo è il nostro modo di
essere e di vivere. Molto spesso siamo fautori del “dare senza mai chiedere”:
per i nostri valori, per la Città, e con spirito Santantoniaro sempre pronti a
correre quando la Famiglia chiama.
Questa piccola chiesa è un altro tassello del nostro percorso, un altro pezzetto
della nostra storia, condivisa, partecipata e che dimostra quanto questa Città
può essere forte nella coesione e nella concordia, quanto ne è ricca, e quante
mete possiamo raggiungere forti della nostra fede.
Grazie a tutti
».
Sono seguiti gli interventi del sindaco Filippo Stirati, del vescovo
Luciano Paolucci Bedini e del presidente della Fondazione Carisp Perugia,
Carlo Colaiacovo.
La storia di questa cappelluccia è stata oggetto di studio da parte di Fabrizio
Cece e di Ettore Sannipoli il quale pubblicò nel marzo del 2011 una ricca
ricerca storica (“La
terza cappelluccia sul Monte Ingino”
) a seguito della
donazione alla Famiglia dei Santantoniari dei disegni originari del progetto
della Terza Cappelluccia (costruita nella seconda metà dell'800), da parte di
Francesco Allegrucci, appassionato di antichità, che li ha ritrovati,
acquistati e restaurati.
Ettore Sannipoli e Fabrizio Cece avevano rintracciato già nei
primi anni novanta alcuni documenti che testimoniavano la breve vita della
"vecchia" cappelluccia e, su di un articolo di Gubbio Arte del 1993, avevano
dimostrato che l'aspetto odierno della chiesetta niente aveva a che vedere con
l'eleganza e la ricchezza dell'edificio neogotico pre-esitente. La vecchia
"terza" Cappelluccia era stato progettata prima del 1870 nello studio del noto
architetto fiorentino
Emilio de Fabris, in quegli anni
impegnato nella costruzione della facciata di Santa Maria del Fiore a Firenze.
Venne poi edificata, su commissione della signora Clementina Minelli
Mavarelli, tra il 1870 ed il 1873, ma pochi decenni dopo crollò, forse per
il cedimento del terrapieno su cui poggiava. Fu ricostruita con l'attuale
forma nei primi anni del 900.
Il recente intervento di restauro, iniziato a febbraio 2018
grazie anche al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, che
era intervenuta anche per le altre cappellucce e per la Basilica di S.Ubaldo, è
consistito, in una prima fase, nel recupero strutturale del tetto e nel
consolidamento delle fondazioni, a cui han fatto seguito tutti i lavori di
rifinitura interna ed esterna.
Prima della benedizione e celebrazione eucaristica officiata
dal Vescovo Paolucci Bedini insieme al rettore della Basilica di
S.Ubaldo, mons. Fausto Panfili, il presidente Minelli ha provveduto a
consegnare le chiavi della cappelluccia, in qualità di custode, a Giambaldo
Rossi, nipote di Nello Ontano.
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Ad allietare il pomeriggio, al termine della cerimonia, anche il
consueto rinfresco e le note della Banda Santantoniara.
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