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   CRONACA LUGLIO 2018
   
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luglio 2018: Ricordo di tre Eugubini nel Mondo, grandi Amici dell'Associazione
7 luglio 2018: Mostra delle foto dell'Eugubino Giuseppe Calzuola
7 luglio 2018: Mostra “Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d’arte nella terra di Oderisi”
20 luglio 2018: Visita speciale al Palazzo ducale di Gubbio

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Luglio 2018: Ricordo di Eugubini nel Mondo scomparsi, grandi amici della nostra Associazione


   Di tanto in tanto siamo costretti anche a pubblicare cattive notizie, come quelle relative alla scomparsa di Eugubini nel Mondo, che negli anni hanno sostenuto ed aiutato l'attività della nostra associazione.
    Lo scopo evidente è quello di alimentarne il ricordo presso tutti coloro che hanno avuto l'occasione di conoscerli. Tracceremo quindi una breve nota biografica di tre di questi Eugubini, nati a Gubbio ma vissuti in tre stati diversi e scomparsi negli ultimi tempi: Gino Tosti (Canada), Giuseppe Bedini (Francia) e Furio Ceccacci (Spagna).

Gino Tosti
 

    Gino Tosti era nato a Gubbio nel 1928, emigrò in Canada nel 1951, dopo che, nel 1948, a 20 anni era andato in Francia clandestinamente e vi era rimasto tre anni.

    Il suo primo lavoro in Canada fu, ovviamente, il minatore e per 18 mesi fu occupato in una miniera di Virginiatown, nel nord dell'Ontario, dove si estraeva l'oro, ad una profondità di 1300 metri.

 
     Nel 1953 si trasferì a Montreal, dove conobbe Liana Burattini, che nel 1958 divenne la signora Tosti s che gli ha dato tre figli: Dino, Enrico e Roberto.


   Intanto nel 1955 andò a lavorare con la Nortel, una multinazionale che opera nel campo delle telecomunicazioni, e ha continuato tale lavoro fino alla pensione (1991).


   E' deceduto il 2 giugno 2017 dopo una breve malattia.
 


Giuseppe Bedini

 

    Giuseppe Bedini era nato a Gubbio il 12/3/1952 a San Giovanni, al " fondaccio", e aveva mantenuto una casa in  via Piccardi, dove frequentemente ritornava.


   Viveva in Francia ad Ottange (vicino la frontiera con Lussemburgo, zona Esch-Sur-Alzette ) dal 1958, da quando suo padre, Bedini Ottavio, e sua madre Fagiani Dina andarono emigranti in Francia.

 
   Ad Ottange ha
sposato Back Maria Francia ed ha avuto una figlia Maria Laura, maestra elementare che abita con il suo compagno Floren a S.Tropez dove fa l'insegnante e gli ha dato un nepotino di nome Lemy, nato il 15/3/2017
   Ha lavorato come magazziniere in una acciaieria per 40 anni ed
era in pensione da 4 anni.


   Giuseppe è morto il 31 maggio 2017 dopo 2 anni e mezzo di malattia. Di fede Sant'Ubaldara, ha voluto indossare per l'ultimo viaggio la divisa da ceraiolo e durante la funzione funebre tenutasi il 2 giugno un sestetto di fiati ha suonato "O Lume della Fede" come Lui aveva espressamente richiesto.


Furio Ceccacci
 
   Furio Ceccacci era nato a Gubbio il 4 febbraio 1938, in via Mazzini n°35, nel quartiere di San Pietro.

    All'età di 9 anni, nel 1947, seguì la sua famiglia che emigrava in Francia, con lui oltre ai genitori (Ubaldo detto "Merillo" e Antonia Belardi, detta "La Scajona") ci sono due fratelli e una sorella (Carlo, Alvaro e Maria Gabriella). Poi nel 1950 è arrivata un' altra solella (Anna Vera).

   Sono gli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, anni di carestia per molte famiglie eugubine che vedevano nell'emigrare in cerca di lavoro l'unica possibilità per migliorare le proprie condizioni di vita e garantire un futuro migliore alla propria famiglia.

   Furio in Francia ha studiato con impegno e presto ha trovato lavoro nella industria siderurgica a Villerupt (ai confini con il Lussemburgo) e successivamente a Fos sur Mer, in Provenza.

   Nel 1960 ha sposato Ofelia, una donna di origine spagnola che gli ha dato due figli (Nelly e Alexandre) con i  7 nipoti che seguirono.
   Dopo la pensione si è trasferito in Spagna, in Andalusia, nella cittadina di Lanjaron e qui è deceduto il 14 giugno 2018.

    Furio ha sempre custodito nel cuore il ricordo della sua città natale e le sue tradizioni.
 Sue sono le foto che ci ha inviato e relative all'improvvisate Feste dei Ceri realizzate dai nostri emigranti a Villerupt negli anni '50.
 

07  Luglio 2018: Mostra delle foto dell'Eugubino Giuseppe Calzuola


    Si è inaugurata a Gubbio sabato 7 Luglio (resterà aperta fino al 21 Luglio) la mostra delle foto dell'Eugubino Giuseppe Calzuola, famoso fotografo sportivo.

   Giuseppe Calzuola è un eugubino che ha raggiunto una grande notorietà nel mondo della fotografia sportiva.
    E' nato a Gubbio nel giorno di ferragosto del 1935 a S. Martino in Colle, successivamente la sua famiglia si trasferì nella frazione di Raggio, ma all'età di 20 anni Giuseppe emigrò a Roma dove iniziò a lavorare in un negozio di abbigliamento.
    A Roma si è sposato ed ha due figli.
   Ben presto il giovane Giuseppe allargò la cerchia di conoscenze e si attorniò di nuovi amici, tra cui uno che lo iniziò all'arte della fotografia, sportiva in modo particolare.

Ha seguito ben 5 mondiali di Calcio (Spagna 1982, Messico 1986, Italia 1990, Stati Uniti 1994, Francia 1998)


   E' stato presente anche a fatti drammatici come la strage avvenuta allo
stadio Heysel di Bruxelles il 29 maggio 1985, poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni di calcio tra Juventus e Liverpool, in cui morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600.
   Nel 2012 ha ricevuto il "premio Ussiroma" istituito dal "Gruppo Romano Giornalisti Sportivi".

   Nel 2015 ha pubblicato il libro "Quarant'anni negli stadi del mondo" (Edizioni Eraclea) dove in 96 pagine ha raccolto le sue foto più famose, con la prefazione di Italo Cucci, Mario Sconcerti e Giampiero Galeazzi.

7 Luglio - 4 Novembre 2018: Mostra “Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d’arte nella terra di Oderisi”


   Inaugurata e visitabile fino al 4 novembre 2018, la mostra“Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d’arte nella terra di Oderisi”. Un viaggio alla scoperta di pitture su tavola, sculture, miniature e documenti risalenti all’epoca di Giotto, tra la fine del 1200 e la seconda metà del 1300, periodo in cui la città di Gubbio, la terra di Oderisi,  fu particolarmente attiva anche in campo artistico. L’esposizione si articola in tre prestigiose sedi della storia, dell’arte e della cultura cittadine: Palazzo dei Consoli, Museo Diocesano e Palazzo Ducale.

   La mostra, si legge nella presentazione, ”è allestita in tre sedi diverse, perché ci sono opere inamovibili, ma anche perché ci sono luoghi ricchi di significato e intrisi di bellezza: il Palazzo dei Consoli che sorge sopra una favolosa terrazza che lo fa somigliare a quelle città che i santi portano in cielo nei polittici degli altari; il Museo Diocesano che sorge accanto alla chiesa cattedrale e infine il Palazzo Ducale, che nacque come sede del Comune e finì per essere la residenza di Federico da Montefeltro, signore di Urbino. Lungo questo percorso si potranno calcare le impronte degli uomini e delle donne di quel tempo antico, per vedere dalla stessa prospettiva e intendere con lo stesso gusto un’arte civica e religiosa insieme".

   Sono stati restaurati per l’occasione dipinti rimasti nascosti per lungo tempo dallo scenario della storia dell’arte. Saranno visibili al pubblico dipinti su tavola, sculture, oreficerie, manoscritti miniati che presentano l’attività artistica di grandi come Guido di Oderisi, ovvero il Maestro delle Croci francescane, il Maestro della Croce di Gubbio, Palmerino di Guido, Mello da Gubbio e il Maestro di Figline.

Nella sede espositiva di Palazzo Ducale è disponibile l’audioguida della mostra.
Orari: Da lunedì a domenica dalle 10 alle 19.
Biglietti: Intero 12 euro, ridotto 10 euro, ridotto speciale per scuole e ragazzi da 7 a 25 anni 6 euro.

info: www.gubbioaltempodigiotto.it

20 Luglio 2018: Visita speciale al Palazzo ducale di Gubbio


    In occasione delle aperture serali, il Palazzo apre di nuovo le porte dei suoi spazi inediti...

Il 20 luglio dalle 20.00 si è svolta una speciale visita guidata intervallata da ottimo cibo.

    Nel 1384 Gubbio entra nei domini dei Montefeltro. Per la residenza di famiglia vengono scelti dei caseggiati che fronteggiano il duomo, nella parte più alta della città. È Federico, nato nel vicino castello di Petroia nel 1422, a promuovere la ricostruzione del Palazzo in forme rinascimentali. Ne affida la progettazione al senese Francesco di Giorgio Martini, che forse rielabora una prima idea di Luciano Laurana. Unico esempio di architettura rinascimentale in una città prettamente medievale, il palazzo si distingue per la finezza architettonica e la ricercatezza delle decorazioni, specie nei capitelli, nelle mostre di porte e camini che si fregiano degli emblemi di Federico e della casata, consentendo così di circoscrivere il periodo di costruzione tra il 1474 – anno della sua nomina a duca – e il 1482, quando Federico muore e gli succede il figlio Guidobaldo.
    Entro tale data era compiuto in gran parte anche il famoso studiolo, simile a quello del Palazzo di Urbino, rivestito di pannelli intarsiati dal fiorentino Giuliano da Maiano su disegno di Francesco di Giorgio e forse di tele dipinte da Pedro Berreguete. Quest’ultime, smontate per volere di Vittoria, ultima discendente dei Montefeltro della Rovere andata in sposa nel 1637 a Ferdinando de’ Medici, migrarono prima a Firenze e poi in collezioni straniere. Gli apparati lignei furono venduti nel 1874 al principe Massimo Lancellotti e poi, attraverso il mercato antiquariale, al Metropolitan Museum di New York, dove giunsero nel 1939. Nel 2009 è stata sistemata in Palazzo Ducale una pregevole replica.
   Nelle sale interne, corredate ancora di alcuni originari arredi, è esposta un’interessante raccolta di opere pittoriche che illustrano le principali fasi evolutive della pittura eugubina tra XIII e XVIII secolo.
   A piano terreno è possibile accedere all’area scavata al di sotto del cortile ove vi sono vestigia delle preesistenti strutture medievali.
   Completa la visita una sezione, ricavata nei piani alti del Palazzo, dedicata alla opere vincitrici della Biennale d’Arte Contemporanea di Gubbio; vi figurano lavori di Leoncillo, Pomodoro, Castellani.
   Nonostante i tempi di costruzione siano molto rapidi, all’incirca un decennio, e numeroso il numero delle maestranze impiegate, nel complesso vi è grande unità stilistica, garantita dall’abile regia di Francesco di Giorgio, che dovette fornire anche i disegni di tutti i dettagli ornamentali.

 

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