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   CRONACA FEBBRAIO 2018
   
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3 febbraio 2018: Storia dei Soldati Polacchi a Gubbio (1944-1946)
9 febbraio 2018: Rosita Merli la "Rosa del Generale" di Gubbio ha vinto "Cuochi d'Italia"
9 febbraio 2018: Ritornano a casa i resti di Mansueto Bianconi deportato dai nazisti
18 febbraio 2018: Scuola di Specializzazione in beni storico-artistici, con sede a Gubbio
18 febbraio 2018: Il Semaforo di Porta Marmorea va in Pensione
27 febbraio 2018: E' deceduto l'artigiano falegname Mario Poggi
   

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3 Febbraio 2018 Storia dei Soldati Polacchi a Gubbio (1944-1946)


    Una platea commossa ha partecipato, sabato 3 febbraio, alla proiezione organizzata dall’ Associazione Amici di Polonia in Umbria, del primo lavoro di approfondimento sulla storia dei soldati polacchi arrivati a Gubbio al seguito del Generale Anders, le cui vite sono rimaste intimamente intrecciate a quelle degli eugubini e alle sorti della città umbra.
    Tutto ciò grazie anche al patrocinio e alla collaborazione dell’ Ambasciata della Repubblica di Polonia – Ufficio Consolare di Roma, presente nella persona della Console Dott.ssa Ewa Mamaj. Presenti in sala anche il Sindaco di Gubbio Prof. Filippo Mario Stirati e la Presidente dell’ Associazione generale dei polacchi in Italia Dott.ssa Urszula Stefanska.
    Un affresco dai colori toccanti, che attraverso gli avvenimenti della grande storia dell’Europa e del mondo del XX° secolo, porta alla conoscenza di storie personali ed intime di alcuni di loro.
    Dopo una pregevole introduzione storica tenuta dalla Professoressa Krystyna Jaworska, docente di letteratura polacca presso l’ Università di Torino e presidente dei polonisti Italiani, è stato proiettato il documentario dal titolo “Perché il mondo capisca” realizzato da Elisa Neri e Giampaolo Pauselli su un idea dell’ Associazione Amici di Polonia in Umbria, guidata dalla Presidente Dott.ssa Anna Stella Serena Lis.
     La necessità di documentare un capitolo tanto fondamentale quanto poco conosciuto della storia del ‘900, è sorta per dare giusta posizione e dignità a chi ha contribuito fattivamente alla costruzione delle democrazie moderne sulle ceneri dei totalitarismi e dell’emblematica pagina del secondo conflitto mondiale.
    La terra polacca è stata sempre oggetto di predazioni e spartizioni e dopo il primo conflitto mondiale l’ Unione Sovietica e la Germania nazista si sono trovate una di fronte all’ altra sulle rive opposte della Vistola.

    In quegli anni, come noto, Hitler occupò la Polonia verso est e l’ URSS tentava di espandersi verso ovest.
Di qui la triste storia dei campi di concentramento nazisti e la deportazione nei gulag, agita da parte di Stalin, di un numero considerevole di polacchi.
    Scoppiata la miccia del secondo conflitto mondiale, grazie all’intervento di Churcill, i polacchi che avevano conosciuto i gulag furono liberati dallo stesso Stalin: in pochi tornarono in Patria, i più si arruolarono nel glorioso nascente esercito guidato da un eroe illuminato, il Generale Wladyslaw Anders.
    Per raggiungere l’ occidente, ancora occupato dai nazisti, il Secondo Corpo d’ Armata polacco attraversò il continente asiatico e africano, per sbarcare nel sud Italia ed iniziare quello che gli storici contemporanei definiscono l’inseguimento delle truppe germaniche.
    La grande storia ricorda la celeberrima battaglia di Montecassino e la liberazione di Ancona. Nel medesimo contesto si inserisce l’arrivo in Umbria del VII Reggimento Corazzato guidato dal Capitano Kawecki nella piccola città di Gubbio, dove rimase di stanza per circa due anni.
    In questo quadro generale si innesta il documentario prodotto dall’ Associazione Amici di Polonia in Umbria che, attraverso testimonianze dirette, documenti esclusivi, fotografie e ricordi familiari mette in luce le attività militari e gli studi dei soldati, i rapporti con le famiglie e le istituzioni, gli oltre 20 matrimoni misti, gli esili volontari o il ritorno in Patria dei giovani soldati polacchi sotto il regime sovietico.
    La grande storia, si sa, è composta non solo dalle azioni dei giganti, ma anche e soprattutto da tante piccole storie a volte tragiche, a volte felici, ma sempre importanti per la salvaguardia della memoria personale e collettiva.
   L’ evento è stato impreziosito dall’ omaggio musicale del virtuoso del violino M° Vadim Brodski, accompagnato al pianoforte dal M° Fausto Paffi.

La nipote con il suo violino ricorda il nonno, il Dott. Giovanni Lis, che fu uno dei soldati polacchi arrivati a Gubbio nel 1944 e che si fermò nella nostra città per il resto della sua vita.
 Ci è gradita l'occasione per pubblicare una brevissima auto biografia che scrisse nel 1999:

   «Memorie della 2° Guerra Mondiale combattuta contro la Germania da me, un soldato Polacco: Jan Lis ( prima sottotenente e subito dopo tenente a 2 stelle ).
   L'esercito polacco fu organizzato tra il 1° Settembre e il 20 Dicembre 1939 ed unito all'Unita' Anglo-Italiana. Il distaccamento polacco fu impegnato a cacciare i russi che avevano occupato il Nord Italia.
   Un gruppo di soldati polacchi furono presi e uniti negli eserciti italiani e nell'Ottava Armata Inglese comandata dai Generali Montgomery, Siekorsky e Anders e furono mandati dai comandi militari verso la frontiera austriaca. Qui, i soldati italiani, inglesi e polacchi, furono fatti prigionieri compreso me; fui deportato in Siberia dove facevamo lavori forzati nei campi di concentramento dal 1939 al '43, tagliando legna nelle foreste, costruendo strade e ferrovie.
    Mi ricordo il freddo sempre sotto zero. I soldati cominciarono ad ammalarsi. Tutti noi con il pensiero di rivedere i familiari, facevamo del tutto per resistere. Così, ricordo il periodo della mia prigionia nel Campo di Concentramento di Odessa.
   Fu veramente un periodo duro, dove non c'era cibo sufficiente per il lavoro che ognuno di noi doveva fare, e non era facile adattarsi e resistere, ma il desiderio di riacquistare la nostra libertà ci dava il coraggio di superare tutte le difficoltà.
   Fui così malato e "secco" che sembravo uno spettro.
   Vorrei raccontare la storia di una dottoressa russa veramente gentile che veniva a trovare i denutriti
nei campi. Ogni giorno lei dava la sua porzione di pane e latte ai soldati più bisognosi tra cui c'ero anche io.
Dopo queste terribili esperienze di guerra fummo trasferiti con i trasporti militari in Iran, Irak e Palestina dove svolgevamo lavori nei campi. Nel '43 eravamo in Algeria, poi in Italia passando per Taranto, Bari, Matera e Ostuni tra il '43 e '44 le unita' Militari, usate dai tedeschi per vari lavori, nonostante il rischio di essere uccisi, provavano a scappare per unirsi ai gruppi indipendenti polacchi ( i Corpi della 2.a Armata Polacca ) comandata dal Gen. Anders.
   Quando ci trasferimmo nel Centro Italia, molti soldati si iscrissero all'Università per Stranieri di Perugia.
   Anche io iniziai a frequentare le lezioni tenute da insegnanti tra cui anche donne.
   Nell'ottobre del '49 mi laureai con il massimo dei voti in Medicina Veterinaria a Perugia.
   Molti polacchi si stabilirono a Gubbio, una piccola città medievale; la popolazione era molto ospitale e infatti ci furono 60 matrimoni tra polacchi e ragazze di Gubbio e dintorni.
   Anch'io sposai una Signora, una brava insegnate da cui ebbi una figlia che morì a 18 anni.
   Mia moglie, pure, morì non molto dopo.
  Nel 1972 decisi di formare una nuova famiglia e sposai Anna Maria. Nel '73 nacque Hanusia ( il nome di mia Madre polacca ) Ora lei ha 26 anni ed è studentessa.
  I miei ringraziamenti a tutti coloro che leggono questo articolo specialmente ai miei connazionali che hanno vissuto simili esperienze.
  Saluto alla maniera polacca: SZCZESC BOZE !
  Jan Lis
  Gubbio. 14 aprile 1999

 

                

9 Febbraio 2018 Rosita Merli la "Rosa del Generale" di Gubbio ha vinto "Cuochi d'Italia"


  
   L'Eugubina Rosita Merli la "Rosa del Generale" ha vinto "Cuochi d'Italia" la trasmissione condotta da Alessandro Borghese su Tv8.

   Sfida dopo sfida la cuoca dell'Osteria del Bottaccione è stata incoronata regina della tavola regionale, portando alta la bandiera dell'Umbria e della sua amata Gubbio. Un'emozione per lei e la sua famiglia.

   Piatto dopo piatto ha battuto gli sfidanti e ha letteralmente conquistato il palato e anche la simpatia degli chef Gennaro Esposito e Cristiano Tomei giudici implacabili del programma.

   L'ultima sfida, venerdì 9 febbraio, l'ha vista competere con il Lazio, Rosita ha presentato gli Umbricelli con tartufo e funghi e poi la Faraona in salmì che le hanno valso il titolo di "Cuoca d'Italia".

    Resterà agli annali della trasmissione il suo celebre "Quel che non strozza 'ngrassa" citato durante la preparazione del mitico "friccò". E' stata un’uscita esilarante diventata da subito una frase simbolo del programma.

     Rosita cucina da quando aveva 14 anni, imparando dalla suocera i segreti della tipica cucina eugubina, semplice e genuina. Diciottenne, si è sposata con Aldo Biancarelli, detto "il generale", con lui ha avuto 3 figli e continua ancora a vedere passare il mondo senza mai muoversi di lì, nella piccola trattoria della "Gola del Bottaccione", nota anche come "gola dell’iridio", legata alla teoria della scomparsa dei dinosauri.

    « Il successo conquistato in questi giorni dalla concittadina Rosa Merli ‘Rosita’ – ha dichiarato il sindaco Stiraticuoca sopraffina nella trasmissione "Cuochi d’Italia", porta in auge l’orgoglio delle radici gastronomiche della nostra città, dimostrando che in un mondo sempre più globalizzato, che appiattisce differenze e originalità, vincono le tradizioni legate alla terra. Questa è la dimostrazione che va rilanciato il grande tema della valorizzazione e promozione delle nostre tipicità, non solo il friccò ma anche la crescia che lo accompagna, il brustengo oppure il re della tavola, il "tartufo bianco". Riportando in alto il senso della cucina di tradizione, si compie il recupero e la salvaguardia di uno spaccato non solo culinario ma anche sociale ed antropologico della nostra economia, e nel contempo si rilancia a fini turistici una proposta di vita sana in una terra accogliente, come Gubbio e il suo territorio ».

9 Febbraio 2018 Ritornano a casa i resti di Mansueto Bianconi deportato dai nazisti nel 1944


    La triste storia di Mansueto Bianconi deportato dai nazisti. Le sue spoglie ritrovate dai fratelli, dopo 74 anni tornano a casa.
    Sono arrivate ieri sera, in una piccola bara di legno, avvolta da una bandiera italiana, con un volo atterrato a Fiumicino,
proveniente da Monaco di Baviera, le spoglie di Mansueto Bianconi, l'allora diciassettenne rastrellato dai nazisti il 12 maggio del 1944 e morto prigioniero in Germania. Ad aspettarlo c'erano Elio e Mario, commossi ma felici per aver ritrovato se non la persona, almeno le spoglie di quel fratello di cui non ricordano nemmeno la fisionomia in quanto loro erano i fratelli più piccoli di una famiglia contadina con 9 figli.
   In quella piovosa mattina del 12 maggio del '44 la casa contadina a San Benedetto Vecchio fu accerchiata dai tedeschi che rastrellavano per le campagne i giovani in forze. Toccò a Mansueto, all'epoca diciassettenne, e a nulla valse il tentativo del padre Ubaldo di tenerselo stretto al petto: un calcio di fucile lo allontanò, lo stesso fucile che, puntato al collo del giovane, gli intimò di seguirlo con parole incomprensibili che suonavano di terrore.
   Mansueto morì quasi un anno dopo, in Germania, il 28 maggio del 1945, in un luogo sconosciuto. I familiari sanno che Mansueto passò quasi un anno internato in un campo tedesco, ma non sanno cosa accadde di lui dopo la fine della guerra, né i motivi della sua morte, né chi lo seppellì in un cimitero italiano a Monaco di Baviera. Di Mansueto l'esumazione non ha fornito risposte sulle cause del decesso, solo un effetto personale, un pettinino che il ragazzo usava tenere nel taschino della giacca e che oggi è per i fratelli Bianconi l'unico suo ricordo.
   Mario ed Elio (che al tempo avevano due anni e 5 anni) e con loro gli altri tre fratelli ancora vivi Vittorio, Giulia e Rina, non hanno fotografie di Mansueto, né lo ricordano nelle sue fattezze; da sempre guardano  dentro una vecchia fotografia di gruppo degli anni '40, scattata a San Benedetto Vecchio durante la trebbiatura. Tra quei volti sorridenti c'era sicuramente anche il fratello, colto in un momento di festa, ma nessuno di loro sa riconoscerlo.
   Dopo quel terribile 1944, Mansueto è vissuto solo nel ricordo della mamma Teresa, in quel rosario che recitava ogni sera prima di addormentarsi in memoria del figlio, mamma Teresa scomparsa nel 1993, ma di fatto morta nel cuore già quel 12 maggio di tanti anni prima. E' per lei che i figli hanno voluto trovare i resti di Mansueto, portalo a casa seppur in una bara.
   La bara ora è sepolta nel cimitero di Pietralunga, dove riposano anche i genitori di Mansueto, Ubaldo e Teresa; la ricerca della verità però non è finita qui : sapere come è vissuto e come è morto questo fratello, è l'impegno che la famiglia si è presa per il futuro . Non sanerà la ferita, ma aiuterà a capire e forse, capendo, aiuterà ad accettare dopo tanto tempo la morte di un ragazzino, un civile , la cui unica colpa fu quella di avere 17 anni.

18 Febbraio 2018 Scuola di Specializzazione in beni storico-artistici, con sede a Gubbio


    Sono aperti i termini del bando per l’ammissione alla Scuola di Specializzazione in beni storico-artistici, con sede a Gubbio, volta a formare i futuri professionisti della tutela, conservazione e gestione dei beni storico-artistici. Si tratta di una iniziativa di alta formazione che crea esperti nelle discipline artistiche dal Medioevo al contemporaneo, nella tutela e nel restauro, nella gestione e promozione del patrimonio culturale, affidandone la didattica a noti specialisti.

   Grazie, infatti, alla collaborazione dell’Università degli Studi di Perugia con gli atenei di Urbino, L’Aquila, Teramo, Chieti-Pescara e del Molise, e al contributo di soprintendenti, direttori di musei e gallerie, figure apicali del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, esperti di alto profilo nel settore della legislazione dei beni culturali, l’offerta didattico-formativa della Scuola risulta particolarmente incisiva ed in grado di offrire un’ampia e articolata casistica di problemi legati alla storia e alla critica dell’arte, alla conservazione e alla tutela dei beni culturali.

   I posti disponibili sono 20: le attività didattiche si svolgeranno Gubbio nell’ ex-complesso di Santo Spirito, il moderno polo convegnistico della città, in piazza Arturo Frondizi, 17, nei mesi da maggio a luglio 2018.
 
   C’è tempo fino al 12 marzo 2018 per presentare la propria candidatura.
    Il bando è consultabile sul sito della Scuola
http://benistoricoartistici.unipg.it/
 

19 Febbraio 2018 Il Semaforo di Porta Marmorea va in Pensione


   Il Semaforo di Porta Marmorea va in Pensione.
  Sono entrati nella fase conclusiva i lavori in piazza 40 Martiri a Gubbio, per la realizzazione della rotatoria, che agevolerà lo scorrimento del traffico in un luogo nevralgico della città, porta d’accesso e svincolo per auto e pedoni.

             

27 Febbraio 2018 - E' scomparso l'artigiano e abile falegname Mario Poggi


     L’Associazione Eugubini nel Mondo partecipa al lutto della famiglia Poggi per la scomparsa di Mario (84 anni), artigiano falegname, titolare dell'omonima falegnameria, anche presidente dell'Università dei Falegnami.
   Nella sua vita ha sempre mostrato un fiero attaccamento a Gubbio e alle sue tradizioni.

  Lo ricordiamo tra le tante opere, per la realizzazione dei Ceri Mezzani, negli anni 60 e l’affidamento alla falegnameria di famiglia del restauro delle barelle dei Ceri, che raccontano il suo legame alla tradizione, come l’aiuto offerto dalla sua abilità per il restauro della Chiesa di S. Giuseppe. La nostra Associazione porge le più sentite condoglianze ai figli Pompeo e Piero, ai nipoti e ai famigliari tutti.
   Anche il sindaco di Gubbio, Stirati, ha fatto pervenire alla famiglia Poggi un messaggio di cordoglio, esprimendo le più sentite condoglianze per la scomparsa di quella che definisce "una figura di riferimento dello spirito eugubino, artigiano di tradizione e di solide competenze, avendo svolto anche un ruolo centrale come presidente dell’antica Università dei Falegnami".

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