La
statua di S.Ubaldo, è stata trasferita, alla
Chiesa di San Domenico e non al
Duomo
(momentaneamente
non agibile) dalla
Chiesetta dei Neri,
dove era stata depositata la sera del 15 al termine della Processione che
ha dato il via alla Corsa dei Ceri.
In una chiesa gremita di fedeli sono presenti il
Sindaco Filippo Stirati,
i sindaci delle altre città componenti la
Diocesi di Gubbio, i
rappresentanti dell’autorità militari nonché i sindaci delle
città gemellate di
Thann,
Jessup.
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Il vescovo di Gubbio
Mons. Mario
Ceccobelli
ha celebrato il
solenne
pontificale, in onore di Sant’Ubaldo
nel giorno della sua Festa e pronunciato l'omelia che riportiamo:
Carissimi sindaci, autorità civili e militari, devoti del
Patrono che venite da vari Paesi e in particolare da Thann e
da Jessup, siate i benvenuti alla nostra festa.
Il saluto cordialissimo è rivolto non soltanto a voi qui
presenti, ma anche a coloro che ci seguono attraverso la
nostra emittente televisiva Telegubbio, che fin da ieri
mostra in diretta il tripudio della festa e che questa
mattina, sempre in diretta, mette in onda il solenne
pontificale.
Questi sono i giorni in cui il popolo eugubino si stringe
intorno a Ubaldo, cittadino e vescovo di questa antichissima
città, che prima, durante la sua vita, e ora dal cielo
protegge il suo popolo.
Sicuramente per me questa è l’ultima celebrazione della festa
di Sant’Ubaldo: non mi è dunque possibile nascondere
l’emozione che provo ed anche qualche rimpianto. Negli anni
precedenti ho sempre invitato vescovi e cardinali per
rendere la festa più solenne e per far conoscere il nostro
Patrono a personaggi che senza il mio invito non avrebbero
potuto mai scoprire la dimensione spirituale di questo
grande protagonista della storia eugubina.
Molte volte durante questi dodici anni di episcopato mi sono
chiesto che cosa avrebbe detto il vescovo Ubaldo agli
eugubini in certe situazioni difficili o nelle omelie.
Anche Lui è stato ben consapevole che il suo compito primario era
quello di annunciare il Vangelo ai figli della Chiesa. Anche
Lui ha richiamato i fedeli a vivere gli insegnamenti di Gesù
e a mettere in pratica soprattutto il comandamento
dell’amore. Per questo il suo magistero era sempre preceduto
dall’esempio del suo operare. Per me, e per ogni presbitero
chiamato ad annunciare il Vangelo, l’esempio di Ubaldo
costituisce un forte appello alla coerenza della vita: anche
per noi vale la regola che la testimonianza venga sempre
prima delle parole.
Emblematico è il comportamento del santo Vescovo con l’operaio che
lo aveva insultato e gettato nella fossa della calce. Don
Angelo Fanucci sostiene che non di calce si trattasse ma di
una fogna vera e propria, e comunque Ubaldo si oppose alla
punizione invocata dai cittadini, anzi perdonò l’autore del
gesto offensivo con un bacio.
Oggi la società è molto cambiata, non soltanto a causa di una
morale lontana dagli insegnamenti del Vangelo, ma anche per
le destabilizzazioni dovute a correnti di pensiero nate
dalle nuove filosofie, che esaltando l’individualismo e il
razionalismo incondizionato, contaminano la mente dell’uomo
moderno rendendolo indifferente e diffidente dinanzi alla
fede.
La prima lettura, tratta dal libro del Siracide, illustra la figura
del venerato sommo sacerdote Simeone (220-295 a.C.), che
durante la sua vita non solo consolidò il tempio, ma difese
la città dagli assalti dei nemici. Anche il nostro Ubaldo,
come Simeone, difese Gubbio dagli avversari e ricostruì la
città dopo l’incendio devastante. Una difesa materiale,
questa, che adombra la difesa spirituale dell’anima dei
fedeli dalle insidie del male.
Il Vangelo di Luca, appena proclamato, narra l’esperienza dei
discepoli, che mandati due a due a preparare il passaggio di
Gesù nei villaggi della Palestina, avevano scacciato i
demoni nel suo nome. Gesù aveva dato loro il potere contro
lo Spirito del male non per gloriarsene, ma per gioire nella
consapevolezza che i loro nomi erano scritti nel cielo, dove
avrebbero condiviso l’esultanza per la vittoria sul male,
sul peccato e sulla morte.
Le parole contenute nella seconda lettura, tratta dalla Lettera di
san Paolo agli abitanti di Efeso, sembrano aver orientato
decisamente la vita di sant’Ubaldo:
“Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e
maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate invece
benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi,
perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in
Cristo. Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli
carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche
Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi (Ef
4,30-5,2)”.
È da questa esortazione che nasce l’Ubaldo pacificatore verso tutti
e in ogni circostanza. Anche Lui rinato dal fonte
battesimale, vive, come figlio di Dio, la nuova altissima e
vincolante condizione che determina il suo impegno per la
pace e la piena riconciliazione: innanzitutto con se stesso,
poi con ogni fratello che incontra nella vita, compreso
l’operaio irriverente e il temibile, potente Barbarossa.
Carissimi, questo nostro Ubaldo ci parla ancora e ripete anche per
noi le stesse parole che guidarono il suo magistero: pace e
riconciliazione a tutti i livelli, nella propria coscienza,
nella famiglia, nelle istituzioni, nella città.
Una città, ma anche una diocesi, per essere fedele alla
propria vocazione di luogo di convivenza civile e quindi a
misura umana, deve vivere come una grande famiglia. E nella
famiglia l’attenzione maggiore viene riservata ai bambini,
agli anziani e ai malati. Anche la città e la chiesa devono
assumere le dinamiche della famiglia e prendersi cura degli
ultimi, perché proprio queste prerogative dimostrano il
grado di civiltà di un popolo.
In particolare qui, nella città di Gubbio, per seguire
l’esempio sublime del vescovo Ubaldo che aveva decretato
“Nullo oratorio sine ospitio”, non si edifichi un luogo di
preghiera se non si eriga accanto anche un luogo di
accoglienza per i poveri e per i pellegrini. Gubbio, questa
antica e splendida città scelta da Francesco di Assisi per
iniziare la sua nuova vita di figlio di Dio mettendosi alla
scuola del vescovo Vilano e dei lebbrosi, ritrovi le sue
radici sante e viva con generosità e coraggio la sua
vocazione.
Vorrei allora lasciare sia alla città che alla diocesi quasi
un promemoria, studiato in preghiera in compagnia di Ubaldo.
Riconciliazione e pace siano il vostro massimo impegno a tutti i
livelli: tra gli uomini della politica, tra le istituzioni
laiche e religiose, tra le classi sociali, le professioni,
le associazioni, per il bene dei cittadini.
Gubbio, la tua prima preoccupazione si concentri verso gli
ultimi nella scala sociale: i poveri di beni materiali ma
anche i poveri di beni spirituali, i resi poveri dalla
società con le sue leggi troppo spesso intente a difendere e
favorire i ricchi e i potenti.
La tua sollecitudine si rivolga ai profughi e ai rifugiati, che
rischiando la vita per attraversare il mare, hanno lasciato
la loro patria resa invivibile dalle guerre quasi sempre
fomentate da chi ricava il suo interesse dal commercio delle
armi.
La tua attenzione sia riservata agli emarginati, agli schiavi e
prigionieri delle droghe, e non solo quelle che usano i
giovani e i meno giovani per sprofondare nel mondo dei
sogni, ma anche quelle derivanti dal giuoco e dalle
patologie moderne dovute a una società selettiva che crea
scarti e rifiuti.
Coraggio Gubbio, dà gloria ai tuoi padri e diventa modello di
accoglienza, di riconciliazione e di pace.
Questo è il mio augurio, che accompagno con la preghiera oggi, come
farò per sempre fino al termine della mia vita.
+ Mario, vescovo
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Nel pomeriggio solenne celebrazione anche in
Basilica, infine alle ore 18 il
tradizionale
Concerto di S. Ubaldo,
tenuto nella chiesa di S.Pietro, dalla
Banda comunale di
Gubbio.
Nella serata infine presso il Park Hotel Ai Cappuccini la
tradizionale
"Cena degli
eugubini lontani",
un momento conviviale organizzato dalla
Ass. Maggio Eugubino,
dal lontano 1958. Durante la
cena sono stati consegnati vari attestati di "attaccamento a Gubbio".
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