Come
tutti gli anni è stata ricordata l'uccisione
di Umberto Paruccini,
il pompiere eugubino che perse la vita, nel 1944, sul terzo stradone del
monte Ingino, mentre si recava a portare i viveri ai circa 300 civili tenuti
in ostaggio, dall'esercito tedesco, presso la Basilica di S. Ubaldo.
Umberto Paruccini era nato nel 1914, finiti gli studi, affiancò suo padre Carlo
nell'attività di vendita e riparazione di biciclette, moto e articoli da
caccia. All’ inizio della seconda guerra mondiale fu chiamato a combattere
su vari fronti, infine anche in Africa, dove rimase ferito in uno scontro a
fuoco in terra libica e per questo fu richiamato in Italia ed incorporato
nel locale distaccamento dei Vigili del Fuoco, esattamente il 10 giugno
1944.
Il 1944 fu l'anno
della "guerra a Gubbio".
Infatti la nostra città finì per trovarsi al "fronte"
in mezzo gli opposti schieramenti. Gli Alleati,
dopo lo
sbarco in Sicilia
(10 luglio 1943) avevano iniziato la loro risalita lungo la penisola
italiana e avevano condotto una lunga e accanita battaglia per occupare il settore
di
Cassino la cui conquista
(18 maggio 1944) permise alle divisioni
britanniche e statunitensi di continuare l'avanzata verso il nord unendosi,
il 25 maggio, presso Littoria con le truppe sbarcate ad Anzio il 22 gennaio
1944. Insieme continuarono l'avanzata verso
Roma,
che cadde
nelle loro mani il 4 giugno 1944, due giorni prima del grande sbarco nel nord
dell'Europa, in Normandia (6 giugno). La loro avanzata proseguì poi in
direzione di Livorno e Firenze, ma i Tedeschi costituirono una
prima linea di sbarramento (Linea del Trasimeno) e contestualmente
una nuova e robusta
linea di difesa più a nord, la cosiddetta linea gotica, posta
attraverso l'Appennino tosco-emiliano.
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L' 11 giugno 1944,
superati il lago di Bolsena
ed i monti Sabini, il fronte sul territorio
italiano correva approssimativamente lungo la zona Talamone, Orbetello,
Mandano, Sorano ed Orvieto, per poi scendere, nella valle del Tevere e del
Nera, tra Narni e Terni, fino a sud di Rieti e di Cittaducale.
Il 20 giugno 1944 il X Corpo d'armata britannico occupava
Perugia
senza difficoltà;
incontrava invece alcuni ostacoli già sulle colline che si trovano a nord
del nostro capoluogo di Regione. Quei primi ostacoli dimostravano che "La
fase di inseguimento delle truppe di Kesselring in ritirata era terminata.
La linea tedesca era stata adesso ristabilita. Kesselring aveva ripreso il
controllo delle sue formazioni ed era più che mai deciso a ripetere i
successi difensivi dell'anno precedente. Gli Alleati avrebbero dovuto pagare
in uomini e soprattutto, in tempo, per ogni chilometro della loro avanzata
dal Trasimeno alla linea Gotica" ( W. Jackson).
Il 30 giugno 1944 si era conclusa la
“Battaglia del Trasimeno”, che aveva
visto scontrarsi lungo la “Trasimene Line” la X Armata Tedesca e l’VIII
Armata Inglese. La “Trasimene line”, o “Albert line” come la indicavano i
tedeschi, era una linea difensiva realizzata dai tedeschi che partiva da
Castiglion della Pescaia sul Tirreno per raggiungere l’Adriatico poco a sud
di Ancona.
Dopo giorni di combattimenti con alterne vicende, le
forze alleate riuscivano finalmente ad entrare in possesso
di
Arezzo
(16 luglio 1944) e dintorni.
Siena
era già conquistata (3 luglio 1944). Sul fronte adriatico Partigiani
e militari italiani avevano liberato
Macerata
il 30 giugno, e successivamente le truppe alleate raggiungevano la zona di
Ancona ed iniziava la
battaglia per la città, terminata il 18 luglio con la sua conquista. Lo
stesso giorno sulla costa tirrenica, si verificava un cedimento
del fronte tedesco e gli alleati raggiungevano l'Arno ad est di Pisa, mentre
il giorno successivo (19 luglio) entravano in
Livorno.
Pisa
per la liberazione
dovrà attendere il 2 settembre,
mentre Firenze
sarà liberata l'11 agosto.
Gubbio fu liberata
il 25 luglio 1944 e
fino quel giorno fu duramente
bombardata dalle artiglierie tedesche che, dai monti circostanti, battevano
la vallata per contrastare e rallentare l'avanzata delle truppe di liberazione.
Da questo quadro storico, seppure scarno e necessariamente schematico, si può
capire come il territorio del nostro Comune insieme a quello dei comuni
limitrofi (Umbertide, Pietralunga, Cantiano, Scheggia, Costacciaro, Sigillo, Fossato di Vico e Gualdo Tadino) venne a trovarsi in una fascia geografica che vide, soprattutto nel
periodo marzo-luglio 1944, un progressivo intensificarsi di operazioni e
scontri bellici tra gli opposti schieramenti, con l'aggiunta delle forze
partigiane.
Purtroppo in mezzo a tante armi c'erano anche tanti civili inermi che
spesso sono stati oggetto e vittime di
ingiustificate violenze e di crudeli esecuzioni.
Per quanto riguarda il Comune di Gubbio, oltre alla crudelissima e
tristemente famosa esecuzione dei
"40 Martiri" del 22 giugno 1944,
occorre ascrivere alla storia anche la morte di tanti altri civili
innocenti, come le nove vittime del bombardamento del 13 giugno a
Branca, le
due di S.Angelo dopo Serra, le tre di Villamagna, le tre di Padule e di S.
Martino che recentemente sono state riportate alla memoria da
Gianluca
Sannipoli, e poi molti altri casi singoli.
Oggi possiamo tranquillamente affermare che non esiste un elenco
preciso e definitivo, riteniamo infatti che l'elenco contenuto nella
delibera n° 312 adottata dalla Giunta
Municipale di Gubbio in data 13 aprile 1954 ( ricordata in un recente lavoro
di Don
Ubaldo Braccini e
Fabrizio Cece) sia poco attendibile in
quanto accomuna civili
non armati "morti in seguito a rastrellamento" e "morti in combattimento".
L'elenco inoltre è anche alquanto incompleto giacché alcuni morti non vi
figurano affatto. Per esempio non vi figura Ubaldo Palazzari, figlio di
"Rigo de Ragnetto", 18 anni, morto a Fontanelle il 4 luglio 1944,
colpito da una scheggia di bomba mentre si trovava davanti la sua casa
colonica.
Vorremmo sollecitare la stesura di un elenco definitivo, per
poter restituire alla memoria i nomi dei "civili non combattenti ed
innocenti" che trovarono la morte nel Comune di Gubbio a seguito dei fatti
storici sopra ricordati, nel 1944.
Vogliamo anche proporre alle istituzioni e agli enti interessati
di dare, all'interno dell'area ove sorge il Mausoleo dei 40 Martiri, una
degna sistemazione anche ad una lapide o cippo riportante i nomi di
tutte queste vittime della guerra, innocenti e dimenticate.
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