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   Luca Ronconi
   

 

21 febbraio 2015 - Se ne va il regista Luca Ronconi


    Il 21 febbraio 2015, muore a Milano il famoso regista Luca Ronconi, da anni cittadino eugubino, in quanto regolarmente residente presso il Comune di Gubbio.
   Era nato a Susa in Tunisia nel 1933. Per caso, perchè il padre, che presto abbandonerà lui e la madre, era lì a lavorare. Tornato a Roma con la madre, si era diplomato all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica nel 1953. Il teatro era stata la sua passione fin da bambino. Fu la madre, donna forte, ormai separata dal marito, maestra di scuola, ad averlo avvicinato ai libri e al teatro e fu così che Luca una volta cresciuto aveva finito per trovare lì, sul palcoscenico, la sua realizzazione. "La mia prima volta da spettatore non l'ho mai dimenticata, è fra le mie memorie più vive. Mia madre mi portò in un teatro di Roma a vedere una commedia. Non saprei dire che cosa fosse. Era una commedia in genovese con Gilberto Govi. Ricordo che si parlava di una gallina, ricordo che mia madre me ne parlava, ricordo che ero in uno stato di sovreccitazione".
    Ronconi esordì come attore in Tre quarti di luna di Luigi Squarzina, accanto a Vittorio Gassman
. Recita ancora per qualche anno appena uscito dall'Accademia, ma capisce presto che è la regia, l'analisi dei testi, il lavoro sull'attore la sua vera vocazione. Inizia a lavorare come regista nel 1963, con la compagnia di Corrado Pani e Gianmaria Volonté. Ma il suo primo capolavoro nel 1969 è l'Orlando furioso di Ariosto. Cose d'avanguardia se ne erano viste in teatro in quegli anni, ma quello spettacolo era una cosa completamente nuova per come lucidamente scardinava i linguaggi della scena e li forzava con esiti mai visti. Fu un successo enorme con echi mondiali, e da subito lo proietta tra i grandi registi europei, lui poco più che trentenne accanto a grandi come Strehler e Stein.
Di Ronconi andrebbe ricordato tutto, perchè tutto è stato importante e decisivo per l'evoluzione del teatro e del lavoro dell'attore: il biennio 1977 - 1979 del laboratorio al Metastasio di Prato dove fece il bellissimo "La torre" di von Hofmannsthal e dove sperimentò un nuovo modo di produrre, firmando capolavori indimenticabili, come "Ignorabimus" di Holz 1986, "Tre sorelle di Cechov", cui seguirono spettacoli in altri spazi teatrali come "L'Affare Makropoulos", del 93, dove fa invecchiare di centotrent'anni Mariangela Melato, una delle sue attrici e attori "fedeli" cui andrebbero aggiunti Maria Paiato, Umberto Orsini, Riccardo Bini, Massimo Popolizio, Massimo De Francovich, Paolo Pierobon e diverse generazioni di interpreti che lavorando con lui si sono sentiti come alla Università del teatro.
Dall'89 arriva finalmente anche il riconoscimento ufficiale delle sue qualità e viene nominato direttore allo Stabile di Torino dove resterà fino al 90 firmando tra i tanti un altro capolavoro, "Gli ultimi giorni dell'umanità" di Karl Kraus al Lingotto. Da Torino Ronconi si sposta al Teatro di Roma dal 1994 al 1998, e lì nel 1996 tra i tanti lavori firma "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda". Nel 1999 alla morte di Giorgio Strehler, con cui c'era sempre stato un rapporto di reciproca stima, ma a dovuta distanza, Ronconi approda al Piccolo Teatro di Milano, accanto al direttore Sergio Escobar. Lui è il direttore artistico e subito la sua impronta "ardita" si sente. Il primo anno mette in scena un testo non teatrale come "Lolita" di Nabokov.
    Dal Piccolo non si staccherà più, anche quando in anni recenti Ronconi lascerà la carica di direttore artistico per restare il regista stabile e consulente artistico del teatro.
     Al Piccolo lascia gli spettacoli della maturità dove la vena sperimentale si fa più pacata ma non meno determinata che in passato: il "Candelaio" di Giordano Bruno, "Quel che sapeva Maisie" di Henry James, "Infinities" di John David Barrow, Prometeo incatenato di Eschilo, Le "Baccanti di Euripide", "Le rane" di Aristofane, il bellissimo "Professor Bernhardi" di Arthur Schitzler, "Il ventaglio" di Goldoni, fino all'ultimo "Lehman trilogy" di Stefano Massini
     La morte lo ha colpito a 82 anni, nonostante gli otto anni di dialisi, il suo corpo reggeva ancora bene. Ma invece questa volta non ce l'ha fatta: è morto in ospedale, al Policlinico di Milano per le complicanze di una polmonite.
    « E’ con profondo dolore che abbiamo appreso la notizia della scomparsa ieri a Milano di Luca Ronconi ha dichiarato il sindaco di Gubbio Filippo Mario Stirati una perdita che getta nel lutto la cultura italiana e internazionale. E’ stato un innovatore ineguagliabile nella ricerca di nuovi linguaggi drammaturgici. La sua assenza si sentirà enormemente anche per quella sua schiva natura, propria dei grandi. Ha insegnato a tutti senza avere la pretesa di farlo, ed è stato un formidabile Maestro. Ma la città di Gubbio non perde solo, insieme al mondo, il più grande regista contemporaneo, uno dei nomi più celebri del teatro europeo, perde anche il suo più illustre ‘concittadino’, da quando aveva eletto a ‘buen retiro’ la sua casa di campagna eugubina a S. Cristina, prendendo proprio la residenza nel nostro Comune e dove dal 2002 aveva fondato la sua scuola di regia. Quel “Centro Teatrale”, che era il suo vanto e orgoglio, con l’obiettivo di dare un contributo concreto e attivo, attraverso la formazione professionale degli attori. Ronconi, con il quale avevamo subito ripreso i rapporti durante l’estate scorsa con l’idea di un nuovo progetto per Gubbio, si era innamorato della nostra città, dove aveva curato per il Teatro Stabile dell’Umbria, ben tre produzioni teatrali che avevano acceso le luci della critica e della stampa internazionale, dalla “Fidanzata povera” di Óstrovskij del 1985, allo spettacolo l’anno dopo che ha rivoluzionato il modo di rappresentare Carlo Goldoni, “La serva amorosa”, alle indimenticabili “Tre sorelle” di Cechov del 1989, alle “Scene di una notte d’estate” nel 2004 con gli allievi della Scuola. I rapporti di Ronconi con Gubbio erano improntati alla massima disponibilità e amicizia, e non perdeva occasione di elogiare la nostra città e il teatro che trovava “a misura di spettacolo”. Aveva anche ricevuto riconoscimenti e segni di affetto, come il “Premio Bandiera” e il Premio “Onor d’Agobbio”, accettati con grande considerazione. Ora ci adopereremo affinché la sua esperienza e la sua storia non vadano perdute. E ci onora la sue scelta di voler riposare in terra umbra ».
     La salma sarà portata in Umbria da Milano e i funerali si terranno martedì 24 febbraio nella chiesa dei Santi Andrea e Biagio a Civitella Benazzone, dove la salma sarà tumulata nella cappella che lui aveva scelto da tempo, sulle colline umbre, nel luogo silenzioso, dove ha trascorso gran parte dei suoi ultimi anni.
    Come detto, nel 2004, gli è stato assegnato il "Premio Bandiera Gubbio", promosso dal Comune di Gubbio e dal "Società degli Sbandieratori”, con la seguente motivazione: “all’opera di un Maestro che ha segnato la storia dell’arte teatrale del ‘900 e del nuovo Millennio, per aver saputo coniugare il genio e la capacità dell’insegnamento nella realizzazione di opere memorabili, per la sua instancabile ricerca sul modo di fare e ricevere teatro, e, infine, per aver scelto Gubbio come luogo di elezione”.


 

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