Il
«Campanone» di Gubbio,
anche quest’anno
suona per celebrare la "breccia di Porta Pia":
la
presa di Roma e la fine dello
Stato della Chiesa, governato dal Papa, completando così
l’unità
d’Italia il
20 settembre 1870, anche se, a quel punto, restavano
ancora fuori il Trentino Alto Adige e il Friuli.
A quanto ci è dato sapere, Gubbio è l’unica città d'Italia che ancora oggi ricorda
ufficialmente l’evento a distanza di 90 anni dalla
"soppressione" della celebrazione
che venne sancita dalla legge n. 1726 del 27 dicembre 1930.
In effetti, questa Festa (20 settembre) era stata istituita, nel
1895, in occasione del 25° della presa di Roma, con la Legge n.
401 promulgata il 19 luglio 1895 dal Re Umberto I, per affermare
il carattere laico dello Stato Italiano, dopo il riconoscimento del
principio della “separazione dei poteri“ tra lo Stato e la Chiesa
previsto dalla Legge sulle Guarentigie approvata nel 1871 dal
Parlamento.
La Legge n. 401 del 1895 fu
abrogata in seguito alla firma dei Patti Lateranensi dell'11
febbraio 1929. Infatti,la Festa Nazionale del 20
settembre fu sostituita,
con la Legge n. 1726, promulgata il 27 dicembre 1930 dal Re Vittorio
Emanuele III, dalla festività dell’11 febbraio, appunto
per celebrare la firma dei
Patti Lateranensi.
|
Alla battaglia finale per la presa di Roma parteciparono anche
circa 15 soldati eugubini, del resto la presenza di volontari
eugubini si era fatta sentire già nella sfortunata difesa della
Repubblica Romana del 1849 e
nella
battaglia di Mentana del 1867, dove aveva partecipato
Cesare Migliarini. |
Anche quest’anno i
Campanari effettuano le solite
tre suonate, alle
7.00, alle 12.00 e alle 17.00.
La ricorrenza non è mai mancata nel
calendario delle suonate ufficiali
del Campanone.
In passato
il
20 settembre era una giornata di festa, da celebrare con ancor
maggiore solennità.
|
Nel 1928, per esempio, così scriveva il periodico locale
“Il Risveglio Eugubino”:
“Per la celebrazione del XX settembre in ogni finestra venne esposto
il tricolore e alla sera i pubblici edifici furono sfarzosamente
illuminati.
Applauditissimi furono gl’inni della Patria suonati in Piazza
Oderisi dal Concerto Comunale che svolse poi uno scelto programma
musicale”.
Il 20
settembre 1929, nonostante i
"Patti Lateranensi"
fossero stati promulgati
pochi mesi prima (11 febbraio 1929), sui muri di Gubbio era
possibile leggere il seguente manifesto:
“Cittadini, la data
gloriosa che oggi celebriamo, riassume il periodo più glorioso nella
storia della Patria nostra, che fu urto di armi e di forza di
pensiero, nell’ulteriore vicenda di dolori e di gioie, di gesta
epiche che sembrano ancora leggenda, sino all’avveramento del sogno
di tutti i martiri e di tutti i pensatori: Roma capitale d’Italia.
Da Roma mossero i nuovi legionari per la conquista dei giusti
confini e le aquile, spiccando il volo dal Campidoglio, ne guidarono
il cammino.
Sono gli spiriti delle Camicie Rosse di Garibaldi, dei fanti del re
di Sardegna, quelli
dei grigio-verdi di Vittorio Veneto che, uniti, formano corona in un
cielo di gloria, mentre dai cuori s’innalza ancora l’invocazione del
Poeta: O sole, che tu mai nulla possa vedere
di più grande di Roma!”
Durante quella giornata (20 settembre 1929) il tricolore
aveva sventolato dai pubblici edifici e da numerose abitazioni.
Ma già l'anno dopo (1930) l’intesa
“fra lo Stato Italiano e il Vaticano” aveva fatto perdere alla data
del 20 settembre “il carattere di un tempo”. Nonostante tutto la
città rimase imbandierata per tutto il giorno.
Da qualche finestra di Gubbio
spunta fuori,
anche ai giorni nostri, la bandiera tricolore e anche in luoghi
ricchi di storia e di significati.
Molto interessante al riguardo l'attività storica svolta dai promotori ed
aderenti al gruppo Facebook
"Gli Amici di Angelico Fabbri".
Angelico Fabbri
(Gubbio
1822-1882) è stato il principale personaggio del Risorgimento
eugubino.
Studente di farmacia a Bologna iniziò negli anni quaranta
del'Ottocento la sua carriera di cospiratore, patriota, politico e
militare.
Ricoprì tutte le principali cariche pubbliche eugubine,
compresa quella di sindaco.
Fu consigliere provinciale e, per due
volte, deputato alla Camera nazionale. |
|
|