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DUCA FEDERICO da MONTEFELTRO | ||
7 Giugno 1422 - Nasce a Gubbio Federico da Montefeltro |
Prima ipotesi:
Nello stesso documento è detto che
« appare anco da una nota
di diverse cose e fatti, spettanti al castello di Petroia di Gubbio, la memoria
qui sotto notata: Matteus de Accomandutiis de Urbino, habuit unicum filium,
nuncupatum Guidonem Paulum, qui decessit, superstiti unica filia, letittima et
naturali, nuncupata Elisabetta, herede universali, ex qua natus est Comes
Fidericus » che tradotta dice: «Matteo degli Accomandugi di Urbino,
ebbe un unico figlio, chiamato Guido Paolo il quale, morendo, lasciò erede
universale un’unica figlia, legittima e naturale, chiamata Elisabetta; dalla
quale è nato il Conte Federico».
Gubbio faceva parte del piccolo stato di Urbino già dal 1384,
quando si era consegnata ad
Antonio da Montefeltro, conte di Urbino.
Seconda ipotesi:
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1424-1426 - Prima infanzia di Federico, vissuta a Corte |
L’anno seguente alla nascita di Federico, il 27 Settembre 1423
Rengarda morì (33) e il Conte, rimasto vedovo, con la speranza
di avere un erede legittimo,
4 mesi dopo sposò, nel gennaio successivo, 1424,
Caterina Colonna,
nipote del
Papa Martino V (Oddone Colonna). Trascorso quasi un anno dal nuovo matrimonio, il timore di non avere altri figli, spinse il conte a chiedere ed ottenere dal Papa la legittimazione di Federico che quindi fu ufficialmente riconosciuto il 20 dicembre 1424, due anni dopo la nascita, con una speciale bolla dello stesso Papa Martino V, evidentemente anche con il consenso di Caterina, ovviamente preoccupata di non essere in grado di dare un erede al consorte. Federico andò quindi a vivere a Corte, ma proprio in quei giorni Caterina si accorse di essere incinta infatti il 4 luglio 1425 ebbe un figlio, Raffaello, che però, nato prematuro, visse un solo giorno. Ma il 18 gennaio 1427 la contessa ebbe un altro figlio: Oddantonio (35). Ovviamente gli equilibri in famiglia cambiarono. La gelosia per il proprio figlio, il timore che Federico potesse un giorno competere con lui nei diritti di successione, suscitò in Caterina una tale avversione verso il piccolo Federico, che il padre credette opportuno allontanarlo da Urbino.
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1427-1433 - Seconda e terza infanzia a casa di Giovanna Alidosi Brancaleoni |
Quindi all’età di 4 anni e mezzo, nel 1427, il Conte
Guidantonio affidò Federico a
Giovanna Alidosi, vedova di
Bartolomeo Brancaleoni, signora di S. Angelo in Vado e Mercatello
(36). Famiglia con cui il conte Guidantonio aveva stretti rapporti
di amicizia, tant’è che nel febbraio del 1416 aveva presenziato a
Gubbio alle loro nozze. Inoltre il padre propose Federico anche
quale promesso sposo della sua unica figlia,
Gentile Brancaleoni,
erede della Contea di Massa Trabaria. Osserva Franceschini: "Quando Federico, già uomo maturo, ebbe delle figlie (sei figlie), volle che la primogenita portasse il nome di Elisabetta, a ricordo di quella infelice giovinetta che gli aveva dato la vita. Alla seconda impose il nome di Giovanna, a ricordo di quella che a lui . . . fu vera e tenera madre, prima di diventare anche suocera: Giovanna degli Alidosi Brancaleoni. A nessuna impose il nome di Caterina". Federico rimase nella casa di Giovanna quasi 7 anni.
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1433-1437 - L'Adolescenza la trascorre a Venezia e Mantova, studiando |
Nel 1433, a 11 anni, in conseguenza della pace di Ferrara; fu
mandato come ostaggio a Venezia. Vi rimase 15 mesi. Poi, si diffuse il sospetto della peste e per prudenza fu mandato a Mantova sotto la custodia di Gian Francesco Gonzaga. Coi figli del Marchese, Federico frequentò per due anni, la scuola di Vittorino da Feltre. E quella scuola, "Cà Zoiosa” (Casa gioiosa), lasciò nell'animo del giovane un'impronta benefica e indelebile (38). Furono due anni di importante esperienza educativa. Vittorino da Feltre sperimentava nuovi metodi educativi dai quali sa derivare un ideale di vita di estrema dignità e autocontrollo, di amore per l'arte e la cultura, di interesse per l'uomo. “Prima siate sicuri di avere qualcosa da dire, poi ditelo semplicemente” questo ripeteva il maestro. Da Vittorino apprese l’importanza dell’umanità e l’apertura dei rapporti umani.
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1437-1443 - Primo matrimonio (Gentile Brancaleoni) ed inizio della carriera militare |
Tornato in patria, il 2 dicembre 1437, a 15 anni e mezzo, nel
rispetto della promessa fatta dal padre, sposò
Gentile Brancaleoni
(di 5 anni più anziana) che morirà senza
dargli figli. Anche questa solenne cerimonia si svolse a Gubbio. Tale matrimonio poneva Federico in condizione di acquisire i diritti di successione nei feudi del defunto suocero Bartolomeo Brancaleoni, che era morto nel 1424, quando Gentile aveva 8 anni. Intanto nel maggio 1437, la piccola compagnia di ventura dei Montefeltro, composta di circa 2000 uomini, era al servizio del Duca di Milano, Filippo Maria Visconti, che era in guerra contro i Veneziani, restò priva della guida per la morte, avvenuta a Cremona, del comandante, Conte Bernardino degli Ubaldini della Carda, suo cognato, in quanto marito della sorellastra Aura (oppure suo padre secondo la seconda teoria della sua nascita). Pertanto l’anno seguente, nel 1438, a 16 anni, lasciò a casa la moglie ed iniziò la carriera militare in quanto chiede al padre il comando del piccolo esercito che si trova in Lombardia e che è rimasto privo del suo capitano e che inizialmente era stato affidato ad Ottaviano degli Ubaldini (1423-1488) figlio del defunto Bernardino, che però non si era dimostrato all’altezza del ruolo. Così nel maggio 1438 Federico è in Lombardia ed aggrega la propria compagnia all’esercito del Duca di Milano, guidato da Niccolò Piccinino, uno dei più capaci e celebrati condottieri del suo tempo. Nicolò Piccinino era il più brillante dei discepoli del famoso Braccio da Montone (Andrea Fortebracci, 1368 –1424), quindi era un eccellente maestro per chi volesse veramente imparare il mestiere del guerriero. Federico da lui apprenderà una tecnica militare molto calcolata e poco esposta al rischio. Accanto al Piccinino rimarrà per ben sei anni, combattendo prevalentemente in Italia settentrionale. Anche se diverse volte fu costretto a ritornare per aiutare il padre contro i Malatesta di Rimini, nemici tradizionali, nonostante i matrimoni e i trattati. In quel tempo, signore di Rimini è Sigismondo Pandolfo Malatesta (1417-1468), che sarà poi in futuro, per almeno 20 anni, nemico irriducibile anche di Federico. Federico sapeva che la contea di Urbino sarebbe andata a Oddantonio, e soltanto come capitano di ventura avrebbe potuto guadagnarsi gloria e mezzi economici. Voleva imparare l’arte militare perché era consapevole che soltanto con la gloria dei campi di battaglia avrebbe riscattato la sua origine illegittima, inoltre l’arte bellica, per tradizione secolare, era l’unico mestiere esercitato dalla sua famiglia. Suo padre, Guidantonio, era stato condottiero, al servizio del Papa, del re di Napoli, di Firenze, di Milano. Aveva combattuto contro Braccio da Montone, giudicato a quel tempo, il più temibile fra i capitani di ventura. S’era coperto di gloria in più occasioni, e aveva ottenuto grandi riconoscimenti dai suoi “clienti”, anche se, negli ultimi anni, ormai stanco, preferiva evitare le insidie della guerra. Sicuramente Federico, come condottiero, si rivelò il migliore della famiglia. Visse la guerra in prima linea: nel 1439 riportò in una battaglia a Campli ferite così gravi che lo tennero a riposo tre mesi. Ma appena possibile riprese la spada e nuovamente nella primavera del 1441 fu nuovamente ferito a Montelocco, in uno scontro con l’armata di Sigismondo Malatesta, si salvò grazie al suo valore personale.
Il 22 ottobre 1441, Federico compì un’ impresa memorabile,
riuscì a strappare a Sigismondo Malatesta, signore di Rimini, la
inespugnabile
Rocca di S. Leo, antica capitale del
Montefeltro e residenza ufficiale della Famiglia prima del
trasferimento ad Urbino. L’attacco fu estremamente audace e furbo,
portato sulla parete a strapiombo della roccia sulla cui sommità
sorge la fortezza: di notte, con la pioggia un suo capitano, di nome
Matteo Grifoni da S. Angelo in Vado, s’arrampicò fino sulla Rocca di
San Leo con venti uomini, penetrò nella città attraverso un
passaggio mal custodito. Rinchiuse tutti gli abitanti dentro le
proprie case, così quando al mattino la guarnigione dei soldati uscì
incontro all’esercito di Federico che avanzava nella valle
prospicente, Grifoni poté prendere possesso del forte, in quanto la
popolazione era impossibilitata ad intervenire per impedirlo. Poco
dopo Federico poté rientrare nella vecchia capitale dei suoi avi!
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1444-1460 - Federico "Conte d'Urbino" e famoso capitano di ventura |
Il 20 febbraio 1443 il
Conte Guidantonio muore all’età di 65 anni. Sua moglie, Caterina Colonna, era già morta il 9 agosto 1438. In verità Guidantonio aveva sposato in terze nozze un mese prima, il 14 gennaio 1443, Margherita d’Este, sorellastra di Isotta d’Este che il 6 luglio 1443 sposerà il figlio ed erede Oddantonio di Montefeltro. Federico in quel momento si trovava in Umbria, tra Gualdo ed Assisi, accorse al capezzale del padre e potè assisterlo nel momento del trapasso. Oddantonio, il sedicenne fìglio legittimo, diventò Conte e poi Duca d’Urbino, nominato nel duomo di Siena dal Papa Eugenio IV, alla fine di aprile 1443, in cambio dell’appoggio ricevuto nella guerra di questi contro Francesco Sforza (Federico infatti in quell'occasione era ancora al fianco del Piccinino, comandante delle forze armate coalizzate contro lo Sforza. Dalla cui parte si erano invece schierati i Malatesta di Rimini, i Veneziani e i Fiorentini). In compenso il Papa nomina Federico Conte di S. Angelo in Vado ( 43) e continuò la sua vita di capitano di ventura. Intanto Oddantonio nella notte tra il 22 e il 23 luglio 1444 viene trucidato, insieme a due suoi consiglieri, Tommaso di Guido dell'Agnello (da Rimini) e Manfredo dei Pio (da Carpi). All’una di notte, una dozzina di congiurati entrarono all’interno del suo palazzo, guidati da un medico Serafino Serafini e da un Ricciarelli, possidente terriero. Su quali fossero le cause che portarono a questa congiura si possono fare solo ipotesi: Eccessive donazioni che avevano impoverito le entrate. L’inasprimento della pressione fiscale, venutagli a mancare il compenso della compagnia di ventura che Federico non gli avrebbe più versato. Sta di fatto che dal primo giorno Oddantonio fu oppresso dalla ricerca affannosa di denaro. si raccontano anche storie molto meno politiche, ma fatti di abusi e di cattivo comportamento nei confronti dell’onore di donne della città. La mattina del 23 luglio 1444, mentre Federico si trovava alla difesa di Pesaro, gli portarono la notizia che durante la notte gli Urbinati avevano ucciso il fratello. Aveva 22 anni. Si portò immediatamente ad Urbino dove il popolo lo accoglie come suo nuovo Signore a condizione che avesse giurato di rinunciare a qualsiasi vendetta e di togliere le ultime tasse messe da Oddantonio. In fondo queste condizioni composte da 21 articoli, pur scaturendo da un contesto di grande violenza, mostrano un contenuto estremamente moderato, per cui Federico accetta e nel pomeriggio entra in Urbino, accolto dal popolo in festa: « fu ricevuto dalli popoli senza contradittione». Ma nonostante il suo predecessore, Oddantonio da Montefeltro, fosse stato nominato “duca” di Urbino, a causa del suo feroce omicidio e la disinvolta successione (che fece nascere anche qualche dubbio!) il suo fratellastro Federico non ebbe la possibilità di ereditare il titolo ducale, per cui fu solo “conte” di Urbino. Federico diventerà “Duca” 30 anni più tardi, nel 1474. Intanto Federico intravede la fine della dinastia Visconti come signori di Milano: Bianca Maria, l’unica figlia ed erede, seppure legittimata, del Duca Filippo Maria Visconti era andata in sposa al Conte Francesco Sforza al cui servizio Federico chiede di entrare con la sua compagnia. Lo Sforza accetta e Federico suggerisce di spartirsi pacificamente lo stato di Pesaro in mano a Galeazzo Malatesta che era coperto dai debiti contratti per aver assoldato diversi mercenari, poiché non esercitava egli stesso il mestiere militare. Urbino avrebbe acquistato Fossombrone, Pesaro sarebbe stato un piccolo stato indipendente governato dal fratello Alessandro Sforza. Federico convince Galeazzo Malatesta a vendere. Il 15 gennaio 1445 Galeazzo firma l’atto di vendita: a Federico cede Fossombrone per 13.000 ducati d’oro, ad Alessandro Sforza cede Pesaro e il suo contado per 20.000 ducati d’oro. Tale operazione trasforma il fratello di Francesco, Alessandro Sforza (1409-1473) in Signore di Pesaro e lo poneva in condizioni di sposare la quattordicenne Costanza da Varano, figlia di Gentile Varano, signora di Camerino che egli desiderava tanto, ma che la madre di lei non gli avrebbe concesso se non avesse avuto una Signoria. Purtroppo Costanza da Varano dopo aver dato alla luce nel 1446 la figlia Battista, muore giovanetta nell'anno seguente, dando alla luce il secondo figlio Costanzo. Federico con questa manovra permise anche quel matrimonio dal quale sarebbe nata appunto Battista Sforza che diverrà la sua seconda moglie. Quindi Federico conseguiva con un solo colpo tre risultati: sistemava a Pesaro un buon vicino, estendeva il suo potere su Fossombrone e inconsapevolmente si preparava una nuova moglie per il futuro, per quando avrebbe perduto la sua. Nel febbraio 1446, durante il Carnevale, viene scoperta una congiura di feudatari del Ducato, guidati da Francesco dei Prefetti di Vico, per uccidere il giovane conte Federico e per consentire la presa del potere ai Malatesta di Rimini. La congiura fallì e tre congiurati vengono messi a morte. In meno di due anni Federico riuscì a pacificare le antiche discordie tra nobiltà feudale e quella cittadina. Agli inizi del 1450, ad Urbino, Federico partecipa ad un torneo cavalleresco, da lui stesso indetto, per festeggiare l’avvenuto definitivo possesso del Ducato di Milano da parte di Francesco Sforza e la sua chiamata a ricoprire il ruolo di “capo dell’esercito milanese”. Ma durante la giostra, la lancia di Guidagnolo de’ Ranieri, colpendo lo scudo di Federico, si ruppe ed una scheggia, passando attraverso la visiera dell’elmo di Federico gli deturpò la radice del naso e gli portò via l’occhio destro. Federico rischiò di perdere anche la vita. Fu da allora che i pittori di corte (compreso Piero della Francesca) lo ritrassero sempre di profilo, dal lato sinistro. Nel 1451 Venezia e Napoli si alleano per impadronirsi di Milano e Firenze. Francesco Sforza chiama alle sue dipendenze Sigismondo Malatesta, forse dubitando della ripresa di Federico, che però si arrabbia alquanto poiché nella “condotta” stipulata vi era una precisa clausola che lo vietava. Federico, per queste ragioni ed anche per ragioni di maggior guadagno, passa alle dipendenze del re di Napoli, Alfonso il Magnanimo, ed inizia una collaborazione che durerà 31 anni, cioè fino alla sua morte. A Federico viene chiesto di aumentare la consistenza del suo esercito e naturalmente il compenso è maggiore. A maggio 1452 ha inizio la guerra: ma a causa di una pestilenza nell’esercito napoletano che provocò molte vittime anche nella compagnia di Federico e anch’egli si ammalò gravemente e a causa anche della minaccia turca che preoccupa tutta la cristianità, ma soprattutto Venezia che vede minacciati i suoi commerci con il medio oriente, il tutto finisce il 9 aprile 1454 con la pace di Lodi che ha rappresentato il presupposto per la costituzione della “Lega Italica” in base alla quale il Ducato di Milano, le Repubbliche di Venezia e Firenze, lo Stato della Chiesa e il Regno di Napoli si impegnavano a risolvere le questioni pacificamente e a sostenersi a vicenda. Era una pace universale, giacché da essa ne restavano fuori solo le Signorie minori e Genova. La Pace di Lodi sancì la politica dell’equilibrio tra gli stati italiani. Nonostante i tempi di pace, Il Re di Napoli rinnovò la condotta con Federico, confermandolo nel ruolo di Capitano generale delle Armi Aragonesi. Questa ribadita fiducia degli Aragonesi su Federico fu per lui non solo un’importante fonte di guadagno, ma anche un punto fermo intorno al quale far ruotare la politica del suo piccolo stato. Come sempre i tempi di pace favoriscono lo sviluppo culturale. Seguono dieci anni importanti. A Federico viene affidato l’incarico di concludere un doppio matrimonio tra la casa aragonese di Napoli e la famiglia del Duca Francesco Sforza di Milano. Ne scaturirà le nozze tra Alfonso, figlio di Ferdinando d’Aragona e Ippolita Sforza, figlia legittima di Francesco Sforza. Questo sta a dimostrare che, in fondo, i rapporti tra Federico e Francesco, nonostante la rottura dei rapporti del 1451 erano rimasti sufficientemente buoni.
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1460-1472 - Secondo matrimonio (Battista Sforza) e grande successo militare |
Nel 1458 Federico resta vedovo, muore la moglie
Gentile
Brancaleoni, affetta da una precoce obesità, dopo 20 anni di
matrimonio, dal quale non erano nati figli ma egli aveva fatto del
suo meglio per rimediarvi e ogni tanto portava a casa dei figli
avuti fuori dal matrimonio, a cui la moglie Gentile fece da
madre. Presso la Corte si conobbero due figli (Bonconte, 1442
e Antonio, 1445) e due figlie (Elisabetta, 1445 e Gentile, 1448).
Bonconte era designato come discendente, ma morì
adolescente anch’egli nel 1458, per la peste, mentre si trovava
a Napoli. Per Federico questa morte fu un dolore immenso (dirà..."
questo figliulo... era la mia vita") e fu
probabilmente la spinta per Federico, per convolare, nel 1460, verso
il matrimonio con Battista Sforza, con la speranza di avere un
erede.
Intanto il 1° luglio 1458 era morto anche il re di Napoli,
Alfonso V il Magnanimo, e gli era successo il figlio illegittimo
Ferdinando I d’Aragona.
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1470-1482- La "Famiglia" - l'Erede - La morte della moglie Battista Sforza |
Negli anni la famiglia cresce, nascono sette figlie: La prima figlia, nata il 16 dicembre 1460, morì dopo due mesi. Battista visitò Gubbio e da qui si trasferì (a fine marzo del 1461) a Magliano Sabina negli accampamenti invernali del marito; di nuovo incinta, rientrò a Gubbio (maggio 1461) e in ottobre ripartì per Roma, ove fu accolta dalla corte di papa Pio II; rimase in città due mesi visitando i monumenti cristiani e pagani dell’Urbe. Nel frattempo diede alla luce Elisabetta, poi moglie di Roberto Malatesta e infine religiosa tra le clarisse di Urbino. Negli anni a seguire nacquero Giovanna (poi sposa di Giovanni Della Rovere e madre dell’erede Francesco Maria I della Rovere, designato in assenza di eredi maschi diretti dei Montefeltro), Costanza (sposa di Antonio Sanseverino principe di Salerno), Aura, Girolama e Agnese (sposa di Fabrizio Colonna e madre della celebre Vittoria Colonna, che sarebbe divenuta marchesa di Pescara e celebre poetessa), tutte battezzate dal cardinale Bessarione. Infine Il 24 gennaio 1472 venne alla luce finalmente l’agognato figlio maschio, Guidobaldo I. All’inizio dell’inverno 1471, Battista, nuovamente incinta, aveva preferito spostarsi a Gubbio con tutta la sua corte e così anche Guidubaldo nasce a Gubbio, come suo padre. É il sospirato erede maschio! Nel suo nome: “Guido”, l’antenato più illustre dei Montefeltro, cantato da Dante nel XXVII canto dell’Inferno e “Ubaldo”, l’amatissimo patrono della sua Gubbio, all’intercessione del quale si attribuiva la nascita, dopo 12 anni di matrimonio. La nascita di questo maschio era stata infatti preceduta da quella di sette femmine. Dopo otto mesi dal lieto evento, la contessa Battista, che aveva scelto di vivere a Gubbio, morì all’età di 26 anni, il 7 luglio 1472, forse per una polmonite, dopo aver fatto un bagno nell’acqua fresca di un torrente del luogo (Bottaccione, Raggio?), qualche giorno prima. Federico ritornò in fretta e furia al capezzale della moglie appena il giorno prima della morte. Dal maggio era impegnato a risolvere la questione di Volterra, soggetta ai fiorentini. I volterrani rivolevano la loro libertà, ma Lorenzo dei Medici non era dello stesso avviso. Il protocollo è sempre il solito: si prepara un esercito e si cerca il comandante: Federico. Dopo un mese di devastanti bombardamenti, i volterrani si arrendono. E a metà giugno viene sancita la pace. Battista fu sepolta – come da sua disposizione – in S. Chiara a Urbino in abito da clarissa e nella sepoltura comune delle suore. I funerali solenni si svolsero il 17 agosto, per volontà di Federico in «solennissima pompa et tanto grande che excedeva la condizione de tal signore» (Anonimo Veronese, 1915, p. 292); mentre l’orazione funebre – una vera e propria biografia – di Giovanni Antonio Campano, vescovo di Teramo, fu data alle stampe a Cagli già nel 1476.
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1472 -1482 - Federico: finalmente "Duca" |
Fino alla fine del 1472 e tutto l’anno seguente,
Federico non fu impegnato in campagne militari. Poté dedicarsi a
grandi opere pubbliche in tutte le città dello stato. Nuovi edifici
sorgono a Gubbio, Fossombrone, Urbania. In
ogni città o paese del ducato, lasciò monumenti che dicono la sua
munificenza e il suo buon gusto artistico.
Nella primavera del 1474, dopo aver riportato l’ordine nelle città di Todi e Spoleto in mano alle fazioni che si contendevano il governo delle città, si diresse verso Città di Castello, dominata da Nicolò Vitelli, amico di Lorenzo dei Medici che si impegnò nel mantenere la sua autonomia. Federico comprende che per lui sia preferibile e più vantaggioso stare dalla parte del Papa e finalmente il 21 agosto 1474 il Papa Sisto IV (Francesco della Rovere), a Roma, lo nomina "Duca" e lo fa anche "Confaloniere di Santa Romana Chiesa". A ottobre 1474 Federico rientra ad Urbino, è al massimo della carriera, senza altre prospettive future. E sempre ad ottobre la sua secondagenita, Giovanna, veniva promessa sposa a Giovanni della Rovere, signore di Senigallia, nipote del Pontefice e prefetto di Roma. Il loro figlio Francesco Maria I della Rovere, riceverà in eredità il ducato nel 1508, alla morte dello zio Guidobaldo I, che, essendo senza figli, nel 1504, lo adotterà quale erede. Fu allora che il Ducato di Urbino passò (per linea femminile) dai “Montefeltro” ai “Della Rovere”. Qualche mese dopo, il 25 giugno 1475, la figlia maggiore Elisabetta sposa Roberto Malatesta, signore di Rimini, figlio di Sigismodo, il nemico di sempre, morto sette anni prima nel 1468. Continua la politica di Federico tendente ad attorniarsi di signorie amiche. Anche a Napoli dove il Re gli riconosce i meriti e la fedeltà ventennale e gli conferisce l’Ordine dell’Ermellino, la massima onorificenza del regno. Dalla sua attività militare Federico riceveva grandi introiti e i proventi li usava anche per ospitare a corte i migliori talenti del secolo. Oltre al palazzo ducale molte sono le opere civili, religiose e militari realizzate da Federico. L'architetto che progettò la maggior parte delle opere militari e civili fu il senese Francesco Di Giorgio Martini. Federico manifestò sempre un particolare attaccamento alla sua città natale; qui trascorse brevi periodi di riposo e fece riesiedere la sua seconda moglie, Battista Sforza, con tutta la sua corte. Donna di eccezionale cultura e di gran talento, ritratta con il marito da Piero della Francesca nelle due celebri tavole degli Uffizi. Inoltre Battista diede alla luce, proprio a Gubbio, il tanto atteso erede Guidobaldo I.
Purtroppo l’unico modo per vedere l'originale dello
studiolo di Gubbio è recarsi al
Metropolitan Museum di New York
(l’acquisto risale al 1939), mentre per quanto riguarda i dipinti,
due sono a Berlino ed altri due alla National Gallery di Londra (dei
restanti non si ha notizia).
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10 settembre 1482 - Federico muore, colpito dalla Malaria |
Frattanto i rapporti tra il
Papa Sisto IV e i
Medici di Firenze peggiorano
sempre più. I fiorentini nel 1475 cercano di ridare il potere a
Vitelli, a Città di Castello e cercano anche di far conquistare
Perugia da un loro amico: Carlo Fertebraccio, nel 1477. Entrambi i
tentativi vanno falliti, ma il Papa chiama Federico per punire il
Fortebraccio a cui viene distrutto il suo piccolo castello: Montone.
Federico è sempre più gendarme del Papa, un papa che è sempre più ostile ai Medici, Lorenzo in particolare. Il 26 aprile 1478 avvenne che Jacopo e Francesco della famiglia Pazzi, rivali politici della signoria Medicea, si accordarono con l'ambizioso Francesco Salviati, arcivescovo di Pisa, ed ordita la famosa “congiura dei Pazzi”, di cui sembra che ne era consapevole sia il Papa Sisto IV che Federico (è stata infatti rinvenuta una sua lettera cifrata e decodificata dallo storico Marcello Simonetta indirizzata al suo ambasciatore presso il Re di Napoli, Giovanni Battista Bentivogli, nella quale il duca avrebbe accettato di marciare con le proprie truppe su Firenze al termine della congiura per conquistare la ricca città fiorentina). Nella congiura rimase ucciso, durante una funzione religiosa, in Santa Maria del Fiore, Giuliano dei Medici, fratello minore di Lorenzo il Magnifico che pur ferito riuscì invece a salvarsi rifugiandosi nella Sacrestia. Alla congiura seguì la tremenda reazione del popolo in favore dei Medici. Tutti i congiurati che vengono catturati sono giustiziati. I Fiorentini linciarono in un primo momento Jacopo dei Pazzi e poi impiccarono gli altri due congiuranti Francesco dei Pazzi e l'arcivescovo di Pisa Francesco Salviati ad una delle finestre del palazzo della Signoria. Inizia una nuova guerra: lo Stato Pontificio contro Firenze. Con il Papa si schierano il Re di Napoli e Federico mentre con Firenze si alleano Milano e Venezia. Le operazioni militari si concentrano tra Siena e Firenze e sono favorevoli all’esercito pontificio. Ma durante l’inverno Firenze riesce a portare dalla sua parte Costanzo Sforza e Roberto Malatesta, comunque nonostante la loro presenza proprio Federico riporta un’importante vittoria il 7 settembre 1479 a Poggio Imperiale, presso Poggibonsi, tra Siena e Firenze, che apre la via per Firenze. Ma nel dicembre 1479 Lorenzo dei Medici va direttamente a Napoli per incontrare il Re Ferdinando e chiedere la pace, ed infatti, con sommo rincrescimento del Papa, viene firmata una tregua a cui seguirà, nella primavera del 1480 la firma del trattato di pace. Questo altera e logora i rapporti tra il Papa e Re Ferdinando d’Aragona e Federico che era sempre stato loro alleato si trova in una brutta situazione. Nel 1481 il Papa invia il nipote Girolamo Riario a convincere Venezia ad attaccare il Duca di Ferrara, Ercole d’Este, per il controllo del Polesine. Del resto il predominio economico su Ferrara, sulle rotte del Po e sulle saline di Comacchio era senza dubbio un obiettivo permanente della politica veneziana. L’alleanza Roma - Venezia suscita subito un' altra “Lega” contraria formata dai fiorentini, il Duca di Milano e il Re di Napoli. Nell’aprile 1482 Federico parte da Urbino verso Venezia, dopo essere rientrato da Gubbio, dove prese la decisione di dove e con chi schierarsi, assumendo il comando dell’intero esercito antiveneziano. Verso maggio comincia la guerra, grazie ad alcuni importanti successi l’armata veneziana riesce ad arrivare, alla fine di giugno, nei pressi di Ferrara. Ma lo scoppio di una epidemia di febbre rallenta l’attività militare, anche Federico si ammala di febbre malarica e gravemente, pertanto si decide per il suo rientro ad Urbino, ma sulla strada del ritorno, il 10 settembre 1482, il Duca Federico muore, aveva 60 anni. Dopo solenni funerali, a cui partecipano ambasciatori da tutta Italia, la sua salma viene tumulata ad Urbino, nella chiesa di S. Bernardino, su un piccolo colle appena fuori la città. Attualmente il suo sarcofago posto sulla sinistra ha di fronte quello del figlio e successore Guidobaldo I. Anche a Gubbio si terrà una cerimonia funebrei Il 23 settembre 1482, nella chiesa di S. Francesco.
Recentemente la
Millennium Fabri Armorum,
Castello di Arzignano, Vicenza ha realizzato la
ricostruzione
tridimensionale del viso del Duca Federico. Il volto è stato modellato da una équipe di specialisti del trucco cinematografico.
La visione frontale si è ottenuta analizzando al computer
tutta l’iconografia facciale storicamente conosciuta del Duca di
Urbino.
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Discendenti nel titolo di "Duca d'Urbino" |
Quando Federico muore, il 10 settembre 1482, gli succede il
figlio
Guidobaldo I, che aveva soltanto 10 anni e che
all'inizio governerà sotto la tutela di Ottaviano degli Ubaldini
(amico/fratello
di Federico). Purtroppo il matrimonio di Guidobaldo con Elisabetta Gonzaga di Mantova non dette figli, per cui nel 1504 Guidubaldo adottò Francesco Maria, il figlio della sorella Giovanna, sposata con Giovanni della Rovere. Così Francesco Maria I successe alla guida del ducato allorquando lo zio Guidobaldo I morì, all'età di di 36 anni, nel 1508. Fu in questo frangente che il Ducato di Urbino passò, per linea femminile, dai "Montefeltro" ai "Della Rovere". A Francesco Maria I successe il figlio Guidobaldo II nel 1538 e a questi Francesco Maria II nel 1574: La nascita dell'ultimo erede Federico Ubaldo nel 1605 non riusci a mantenere la discendenza in quanto egli morirà appena diciottente e seppure già sposato con prole, aveva soltanto una figlia (Vittoria della Rovere). Federico Ubaldo fu Duca, per abdicazione del padre, dal 1621 al 1623 (anno della sua morte). conseguentemente il padre riprese il governo del Ducato fino alla sua morte avvenuta nel 1631, allorquando per la mancanza di un erede maschio il Ducato passò sotto la diretta giurisdizione dello "Stato della Chiesa". Vittoria non erediterà dunque il Ducato, ma andrà in sposa al Granduca di Toscana Ferdinando II de' Medici.
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2022 - A Gubbio grande Mostra sul Duca Federico, per i 600 anni dalla nascita |
La Mostra rappresenta il giusto tributo per Federico che si sentì Eugubino e amò sempre la sua città natale, tanto che nel 1446 ebbe a scrivere la famosa frase adottata come titolo della Mostra: «Lì è tucto el core nostro et tucta l’anima nostra». Ad ospitarla dal 20 giugno fino al 2 ottobre 2022 sono stati tre prestigiosi siti: Palazzo Ducale, Palazzo dei Consoli e Museo Diocesano, con oltre 260 opere esposte. Grazie al grandissimo successo di pubblico e di critica, la Mostra è rimasta aperta fino al 1° novmbre 2022.
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Bibliografia |
A.
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