Qui i nostri soldati
decisero di fare la Festa dei Ceri.
La cosa fu decisa con diversi mesi di anticipo. I soldati eugubini
ebbero l'aiuto del
Capitano Rinaldo Chelli (autore delle foto giunte a noi) e dell'alto
comando militare, pertanto fu possibile costruire appositamente tre Ceri con relative barelle e statue dei Santi.
Quei nostri concittadini riuscirono davvero a coinvolgere tutti:
la Festa dei Ceri, in quel luogo di sangue, divenne la festa e l'esaltazione della vita!
Qualche nome di quei eroi "ceraioli":
Filadelfo Agostinucci
(1°
Capitano dei Ceri), Salvatore Albini, Angelo Camponovo, Alessandro Farneti,
Ettore Ferranti, Basilio Grasselli, Guido Maranghi,
Raffaele Mazzacrelli, Giulio Menichetti, Giovanni Panfili,
Settimio Rosati, David Tasso, Adolfo Vispi e
tutti gli altri eugubini che formavano il 51° fanteria, ma non solo:
di certo vi fu la partecipazione del 52° ed anche della brigata
"Regio", infatti l'Agostinucci apparteneva al 45° Rgt Fanteria.
Quel
15 maggio 1917 fu un giorno piovoso, ma il programma della festa,
perfettamente identico a quello solito, si svolse regolarmente con la S. Messa alle 9.00,
l'Alzata
dei Ceri alle 12.00 e la Corsa alle 17.00. Fu allora che, come scrive
Gerardo Dottori:
"...un Cappellano benedisse Ceri e Ceraioli: i quali in grigio-verde, con un fazzoletto rosso al
collo e al canto della famosa marcia dei ceraioli, issarono le tre grandi "macchine" e si
slanciarono su per l'erta mulattiera del Col di Lana che conduce a Salesei ...tutti si
slanciarono all'inseguimento dei "matti di Gubbio" ...e ognuno voleva raggiungere uno dei Ceri per poter dare
il cambio, la "spallata" ai portatori e tutti erano pervasi da una
commozione profonda che provocava le lacrime, ...da un entusiasmo travolgente
per cui tutti correvano su per la faticosa via a zig-zag che in venti minuti fu superata e il
Cero del Santo protettore di Gubbio, S. Ubaldo, toccò la piccola spianata della baracca blindata dove risiedeva il comando del 51°
fanteria. Fu un vero assalto - incruento - al Col di Lana, al quale però
nessuno ostacolo, anche cruento, avrebbe potuto resistere tanto fu l'entusiasmo
che si propagò rapidamente a tutti i convenuti."
Il rito fu compiuto, la tradizione rispettata! Certo non fu come arrivare alla
Basilica di S. Ubaldo, in cima
al monte Ingino, per depositare i Ceri dinanzi il sacro corpo del
Protettore,
ma c'è da giurare che ognuno di quei grandi idealmente vi giunse con tutto il proprio
cuore!
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